giovedì 25 ottobre 2012

Discorsi sull'essere se stessi.

... Quella sera stranamente non avvertiva stanchezza nelle braccia e nelle gambe, nonostante i bicchieri da asciugare e le posate da lavare fossero più del solito. 
Mentre tentava di completare con cura il suo lavoro lui venne e si sedette su uno sgabello nell'angolo, poco distante da lei e cominciarono un discorso che apparentemente poteva sembrare inappropriato per l'ora e soprattutto perchè intanto si pulivano bicchieri e posate, eppure servì a dare un senso più profondo a quello che stava facendo.
Lei lo invitò per scherzo ad aiutarla a pulire i bicchieri. Lui fu reticente, poi si alzò e le illustrò il modo più veloce per farlo. Poi si risedette sullo sgabello e tra una chiacchiera futile e l'altra si cominciò un discorso diverso dal solito che confluì in una sua insolita affermazione: "Talvolta ci sono quelle ragazze belle che però non trasmettono niente. Ragazze invece che non sono lo stereotipo delle fotomodelle a volte sono in grado di prendermi come nessun'altra. Ho bisogno di conoscere una persona, di parlarci, di vedere effettivamente che testa abbia, ciò che dice, come la pensa, perchè quelle ragazzine cretine, carine sì, ma senza cervello, oramai non mi attirano più. "
Fu allora che lei, tra una montagna di bicchieri ancora da asciugare, iniziò il suo discorso: "Sai, io la penso nello stesso modo. Ho bisogno di sentire le persone. E non parlo solo di ascoltare ciò che dicono, ma di sentirle nella totale pienezza, in un combaciare di pensieri, parole, gesti, sguardi. Ci sono ragazzi così belli quanto inespressivi, da cui non riesco a sentire nulla. Non sono mai stata particolarmente attratta dallo stereotipo del fotomodello. Anche con i miei ex è stato così, forse mi sono avvicinata a loro perchè li sentivo. Li sentivo anche quando restavano in silenzio, mi trasmettevano qualcosa di forte anche senza troppe parole. Anche se poi alla fine è andata come è andata."
Lui restò ad ascoltarla. Lei poi aggiunse: "Non sono presuntuosa, ma credo di non essere una persona banale. Purtoppo questo è sempre stata un'arma a doppio taglio per me. Forse certe esperienze mi hanno portato troppo lontano dalla banalità e mi hanno trasformato in una persona a tratti, come dire, complessa. E spesso gli uomini hanno paura di questo. E' più semplice avvicinarsi a qualcuno che dice frasi banali, che ha pensieri banali, che non è, come dire, a volte così "pesante". E' più facile avvicinarvisi e anche allontanarvisi. Non ho mai trovato forse qualcuno che fosse in grado di contenere la mia persona, forse perchè non esiste, o non lo so. Non ho mai saputo darmi una spiegazione. E questo non sai quanto talvolta mi abbia procurato disagio, spesso quasi insostenibile." Il suo racconto terminò su queste parole. La feriva continuare. Sarebbe stato troppo rischioso aprire il suo cuore e continuare un discorso che le avrebbe aperto solo ferite che aveva accantonato da tempo. In fondo non era tenuta a farlo. Stava soltanto asciugando dei bicchieri. Lui terminò il discorso dicendo: "Sai a me capita lo stesso. Mi è sempre capitato di dare tanto alle persone e di essere deluso non ricevendo niente in cambio. Ma forse l'importante è sempre essere se stessi, comunque. Non puoi decidere di omologarti ad altri se l'essere te stesso ti dice di comportarti in modo diverso, soprattutto se questo ti differenzia in modo positivo. Perchè voler scadere nella banalità solo perchè credi che non esserlo possa essere uno svantaggio tale da far allontanare gli uomini da te? A che tipo poi di uomini ti riferisci? Quelli banali, certo. Ma tu ne vuoi uno così?Credimi... non è un difetto, ma un enorme dono. " Un dono da preservare, lei pensò. Sì, forse quel ragazzo seduto nell'angolo su uno scomodissimo sgabello aveva ragione. 
Intanto aveva terminato di asciugare tutti i bicchieri, ed il discorso si arrestò così, nel silenzio di entrambe, mentre lei pensò che finalmente qualcuno aveva compreso il suo discorso, nonostante non fosse stata così chiara e non avesse fatto in modo che tutti i suoi pensieri prendessero forma in parole. E sì, era felice di questo. Meravigliata, forse. Ma il suo lavoro era terminato e forse anche il pretesto per continuare un discorso dai toni così dolci e delicati. Era tempo di rimettere la maschera e andare.

Nessun commento:

Posta un commento