martedì 16 ottobre 2012

Dovremmo prendere esempio dalle rondini.

... I tre ragazzi entrarono in casa e cominciarono a parlare. La finestra era aperta ma stranamente nonostante fossero le tre di notte non faceva freddo. Due di loro si accomodarono sul divano, l'altro di fronte su una delle quattro sedie che erano attorno al tavolo.
Lei fu colpita dal tatuaggio che quel ragazzo seduto sulla sedia mostrava sulla parte interna dell'avambraccio, raffigurante una rosa con un petalo cadente.
" Questo tatuaggio ha un significato per te?" chiese la ragazza incuriosita.
" Sì, certo. Rappresenta la visione che ho della vita, il mio personalissimo senso della vita."
"Spiegati meglio, non capisco."
"Ecco. Vedi una rosa che sboccia simboleggia la nascita di una vita. Le spine che questa rosa presenta simboleggiano le varie avversità che nel corso della vita ognuno di noi deve affrontare, fino a che la rosa fiorisce. allora la tua vita ti sembra meravigliosa, piena, completa. Ma ecco che all'improvviso un suo petalo cade, perchè può accadere che una parte di quella vita che ti sembrava ricca, completa, al massimo della sua fioritura, all'improvviso ti abbandoni, scivolando via nella tua più totale impotenza. Questo per me rappresenta un lutto familiare, la morte di una persona a me molto vicina."
Lei rimase in silenzio ad ascoltare la sua minuziosa descrizione, non tralasciando nessun dettaglio. Quel racconto le trasmise un mix di emozioni contrastanti: delicatezza, trasparenza, sensibilità, tristezza ma al contempo gioia di vivere. Osservava quelle dita che scivolavano sull'avambraccio, come se volesse fare attenzione a non tralasciare alcun particolare, a descrivere il tutto con la massima accuratezza. A lei servì guardarlo negli occhi per capire che in quello che diceva ci credeva veramente. Fu allora che pensò di non avere ben chiaro quale fosse il suo senso della vita. C'era lì di fronte a lei un ragazzo seduto su una sedia che le stava rivelando il suo e che addirittura se lo era tatuato addosso destando in lei una forte ammirazione, eppure non aveva ben chiaro quale fosse il suo. Pensò che il suo senso della vita era stato oggetto di profondi e continui cambiamenti a seconda dei momenti trascorsi, ma che non ne aveva mai avuto una ferma coscienza al punto da inciderselo sulla pelle perchè ci credeva troppo. Ma forse il senso della vita sta nel non avere senso, sta nel programmare una vita sensata e razionale e poi fare tutt'altro, sta nel cambiare le carte in tavola quando tutto è rigidamente in ordine ma da cui non trasuda entusiasmo, passione, vita. Forse dovremmo prendere esempio dalle rondini che d'inverno, quando il freddo diviene insopportabile, per sopravvivere migrano verso il Sud Africa, alla ricerca di quel "calore" che le tiene in vita, di cui necessitano e che altrove non troverebbero sino probabilmente a morire. Dovremmo allontanarci anche noi forse da quei luoghi, quegli spazi, quelle circostanze o anche da quelle persone che ci induriscono, che ci raffreddano sino ad incupidirci l'anima, ricercando il coraggio di guardare verso nuovi orizzonti che siano in grado di ristorarci, spazi in grado di darci il calore necessario per non sopperire. Il senso risiederebbe nel ricercare tutto questo anche quando sembra che non abbia senso, perchè in fondo tutto questo l'aveva condotta lì a parlare di notte fonda di un senso della vita che forse non esiste o probabilmente è personale, ma che ad ogni modo la affascinava tremendamente. Lei fu incantata dal suo racconto, da quegli occhi che nel bel mezzo della descrizione trasudavano una bellezza d'animo inesplicabile intrisa da un velo di commovente rassegnazione. Ma era tardi e preferì allontanare lo sguardo da quel volto e lasciare che la sua mente si riempisse di pensieri non così complessi. Pensò allora che forse un giorno, quando avrebbe avuto il coraggio e maggiore sicurezza di sè, si sarebbe fatta un tatuaggio che la rappresentasse: una rondine, forse.

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