venerdì 5 ottobre 2012

Ho un blog anch'io, chi l'avrebbe mai detto?

Ecco, ho finalmente un blog anch'io. Credetemi, ne avrei fatto volentieri a meno. Sono una che preferisce la carta ad una tastiera, anche perchè diciamocelo, il ticchettio delle tue dita sui tasti a volte è leggermente rumoroso e fastidioso. Poi sapete, scrivere su un blog ti fa pensare troppo alla forma, alla sintassi, cose di questo genere, e questo potrebbe filtrare i tuoi pensieri che invece non perderebbero consistenza se li mettessi di getto su un foglio di carta strappato per caso da un blocknotes. 
Quando ero piccola avevo un diario, uno di quelli che si chiudevano con un lucchetto, in cui riportavo nel dettaglio tutto ciò che avevo fatto durante la giornata. Non so perchè lo facevo, ma mi piaceva. Ognuno ha le proprie passioni, i propri interessi, le proprie manie. C'è chi per stare bene canta, chi danza, chi si iscrive in palestra, chi si dedica alla cucina.. Io invece scrivevo e continuo a farlo, non riesco a smettere, ho una forte dipendenza. 
Ne ho tante per la verità, ma questa la annovererei tra quelle cose a cui non potrei mai rinunciare, un po' come il cibo. Sì perchè ho bisogno di ritagliarmi uno spazio che sia solo mio, che mi consenta di buttar fuori tutto ed ordinarlo su un foglio, proprio come quando ci si specchia. Ho bisogno di specchiarmi di tanto in tanto, ma ad onor del vero, preferisco gli specchi dell'anima a quelli da borsetta per rifarti il trucco o l'acconciatura. Ho bisogno di nutrire la mente più che il corpo. Sì è vero sono vecchia, anzi chiamatemi obsoleta. Preferisco una penna ad una tastiera, uno specchio che rifletta l'anima al posto di trucco e parrucco, un abbraccio e una chiacchierata davanti ad un buon caffè piuttosto che whatsapp o facebook che hanno finito soltanto per rendere tutto più virtuale ed inespressivo, e diciamocelo, anche noi più rincoglioniti quando pensiamo che la stima o l'affetto di qualcuno si possa misurare attraverso un mi piace o un futile commento ad un altrettanto futile post. E sono obsoleta perchè credo ancora nelle storie a lieto fine, di quelle strappalacrime, dove il protagonista raggiunge la sua donna dall'altro capo del mondo solo per dirle "Mi manchi e sono venuto a prenderti", o di quelle dove i due si incontrano dopo anni in un bar del centro ritrovandosi in uno sguardo e capendo di essersi sempre amati. Sì sono vecchia perchè mi piacciono le cose autentiche, e oggi ciò che è autentico, vero, carnale, sa di vecchio. Ma sapete che c'è? Sarò pure uno di quei libroni vecchi ed impolverati che si custodiscono in soffitta, ma preferisco la realtà alla finzione, l'interiorità all'esteriorità, l'ascoltare piuttosto che soffermarmi a guardare, i film strappalacrime al genere fantasy, e preferisco pensare che qualcuno a questo mondo in grado di dire "mi manchi e sono venuto a prenderti" ancora esista perchè altrimenti la domanda la pongo a voi: cosa siamo diventati? Manichini di cartapesta, ecco cosa saremmo diventati se tutto questo realmente non esistesse più. Allora la prima cosa da fare è cominciare a parlare di amore a chi non ci crede più, a chi ha il cuore in mille pezzi per le continue delusioni, a chi vede di continuo qualcuno che si permette il lusso di entrare dalla porta per poi scappare via dalla finestra senza poter far nulla per fermarlo, a chi ha deciso di non mettersi più in discussione, a chi si pone a un passo dalle emozioni senza mai viverle pienamente, a 
chi ha paura, a chi crede che l'amore sia un luogo comune inventato per persone incapaci a restare sole. Non lo dobbiamo fare per convincere gli altri di qualcosa in cui forse non crederanno mai. Lo dobbiamo fare perchè loro hanno profondamente bisogno di qualcuno che glielo dica per cominciare a credere in qualcosa di diverso e lo dobbiamo fare perchè forse noi che lo diciamo abbiamo bisogno di credere che i miracoli possano accadere di tanto in tanto e assumere le forme più disparate. Forse.

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