domenica 21 ottobre 2012

Tanti anni fa, in un'epoca lontana.

Tanti anni fa in tempi di guerra le donne lasciavano partire i propri uomini, anche padri di famiglia, con la consapevolezza di non poterli forse rivedere mai più. Ma li lasciavano andare nonostante il cuore colmo di angoscia, in una straziante rassegnazione che custodivano dignitosamente quasi fosse un tesoro da preservare in uno scrigno. Li lasciavano andare pur sapendo che probabilmente non avrebbero rivisto più il loro volto, pur sapendo che quei figli sarebbero stati cresciuti senza un padre che gli impartisse lezioni di vita.
Pur sapendo tutto questo il loro amore non si fermava. Pur conoscendone il probabile triste destino il loro amore superava ogni bomba o fucile puntato, non moriva con i saluti che quasi certamente sarebbero stati degli addii. Quelle donne sole e quegli uomini chiusi in delle trincee si sarebbero aspettati. Forse l'attesa sarebbe stata vana, ma il pensiero di arrestarne il flusso nemmeno li toccava. Si dovevano aspettare, perchè si erano fatti delle promesse, perchè erano stati insieme, perchè semplicemente si amavano e nonostante i sacrifici speravano di ritrovarsi prima o poi. Tanti anni fa si spedivano lettere che non giungevano subito al destinatario, ma ci volevano settimane, a volte mesi. Ma si sapeva aspettare anche quello.
Tanti anni fa non esistevano facebook, whatsapp, skype. Tanti anni fa non esistevano nemmeno i cellulari, i telefoni fissi o i telefoni a gettone. Eppure si comunicava lo stesso. Non c'era bisogno di un mi piace o di un commento ad un post per dimostrare quanto si fosse presenti nella vita dell'altro. Tanti anni fa non si doveva dimostrare niente, o meglio, non c'era bisogno di ostentare il superfluo. Tanti anni fa c'era la concretezza di un amore che andava oltre le distanze, l'attesa di una lettera che giungeva dopo mesi, la disperazione e la paura di non ritrovarsi più l'uno nelle braccia dell'altro, ma la consapevolezza che i loro cuori e le loro menti non avrebbero trascorso un sol minuto distanti. Bastava questo. Niente altro. Perchè si vivevano i rapporti toccandosi, parlandosi, guardandosi ed anche aspettandosi. Oggi ci si  parla poco e ci si guarda ancora meno, ci si tocca troppo rendendo superflue anche quelle poche parole e quei pochi sguardi. Non ci si aspetta mai. Perchè? Cosa siamo diventati? Perchè si è perso tutto questo? Sembra quasi ripetere un copione già visto nonchè banale dicendo "Si stava meglio quando si stava peggio". Eppure, quando le donne erano costrette a lasciare i propri uomini, quando sapevano che forse il loro saluto sarebbe stato un addio, quando ogni parola detta in una straziante disperazione sarebbe rimasta incisa nel cuore, quando ogni sguardo sarebbe rimasto impresso nella mente sino al loro sperato ritorno, sapevano che si sarebbero amati comunque, nonostante le distanze. Oggi non si sa aspettare perchè viviamo in un'epoca in cui l'attesa non è consentita, dove tutto va troppo veloce, dove veloci quanto precari sono anche i rapporti, in un'epoca in cui vige il pensiero "se non mi scrive significa che allora non mi pensa...", e forse in parte è vero perchè oggi lo si può fare con qualsiasi mezzo e ovunque ci si trovi. Ma la verità è che forse solo chi sa aspettare sa veramente amare. Non sappiamo sacrificarci, nè aspettare, e diciamo di "amare" solo quando ci conviene, solo quando non dobbiamo sacrificarci nè aspettare l'altro a lungo.
L'amore sa aspettare perchè noi non lo sappiamo più fare? Perchè non sappiamo più amare, forse.

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