domenica 7 ottobre 2012

Una questione di cocci.

E' vero che l'esperienza insegna a non sbagliare più?
Non lo so, di questo non ne sono tanto convinta.
Se fosse così probabilmente adesso sarei una persona forte, che sa quello che vuole e soprattutto quando prenderselo. No, invece no. Sono fragile come una scheggia di cristallo, so solo cosa non voglio ma ciò che voglio ancora non mi è molto chiaro e sbaglio sistematicamente i tempi. Ma la cosa ancora più preoccupante è che adoro sbagliare. Mi procura una sensazione così eccitante che lo faccio di continuo.
Forse nel perseverare, come recita un detto, si diventa "diabolici", io invece credo solo che serva a distinguerci da entità robotiche che non sbagliano mai perchè tutte rigidamente programmate. Ma ditemi, un essere umano, fatto di carne, dotato di parola e pensiero, come può programmare la sua vita e soprattutto fare in modo che tutti i suoi programmi vengano sistematicamente a conclusione? Se qualcuno lo sa, che me lo dica, perchè onestamente in questo sono una frana totale.
Ah sì poi c'è quella storia che quando si sbaglia, si cade e ci si deve rialzare e tutti sono felici e contenti perchè l'importante è raccogliere i cocci e ricominciare.
La verità? Ho sempre fatto l'esatto opposto e creduto fermamente nel contrario.
Io sbaglio. Tanto, a volte troppo.
Penso "Ecco, ci risiamo, l'ennesima delusione!"
Una qualsiasi donna o uomo che sia dotato di raziocinio pensa subito alla frase che oramai è diventata un luogo comune "La prossima volta non lo farò mai più!"
Bene. La verità?L'ho detta anche io quella frase in qualche sporadico momento di lucidità ma poi dicevo a me stessa che non potevo farmi promesse fittizie che di certo non avrei saputo mantenere. Perchè l'avrei rifatto, questo è certo. Ci sarei ricascata sistematicamente. Allora forse il punto non è non sbagliare più, ma una volta che si sbaglia cercare il modo più adatto per risbagliare in futuro.
Arriviamo alla caduta. Ecco. Io cado rigorosamente senza paracadute da vette altissime. Cosa si prova? Un dolore atroce. Per la verità mi faccio male per qualsiasi cosa, e la mia vena spiccatamente passionale mi fa vedere come fossero vette altissime anche semplici colline. Ho sperimentato varie modalità di cadute libere : di pancia, di schiena, di testa, di fondoschiena.. il risultato? Sempre lo stesso. Quando cado ho bisogno di vivere la caduta e tutto ciò che ne consegue nella totale pienezza. Per la verità non credo molto a chi dall'esterno mi dice "Ora devi rialzarti!" perchè è un po' come chi ti dice in che modo correre mentre per una vita intera è rimasto a crogiolarsi su una sedia a dondolo, di quelle stantie, che trovi nelle vecchie cascine abbandonate, conoscendo dunque come unico movimento quello ondulatorio della sua sedia che avrà fatto la forma del suo fondoschiena. Tu cosa ne sai di come si cade, di cosa si prova e di come e quando sia giusto rialzarsi. Io la caduta e il dolore post- caduta me li sono sempre goduti in pieno. E ho sempre aspettato il momento giusto per decretare la fine di quel dolore che dopo un po' non mi sembrava nemmeno più così atroce. Il passo successivo sarebbe la raccolta dei cocci. No, non fa per me. Anche perchè per come sono imbranata finirei con una trentina di quelle minuziosissime schegge conficcate nelle dita. Che faccio? Getto tutti i cocci rotti e compro qualcosa di nuovo o lo costruisco io, qualcosa che dia luce e aria nuova.
Mettersi lì in un angolo ad attaccare con una pazienza certosina i cocci rotti non fa per me, ma credo proprio che non faccia parte del concetto di "ricominciare". Perchè sebbene sistemiate tutti i cocci, ciò che è rotto apparirà sempre rotto. E credo che nessuno voglia trascorrere una vita intera a rompere e riattaccare, per poi ritrovarsi con tanti cocci sistemati ma nulla che sia in grado di trasmettervi vita, niente di profondamente innovativo, niente che non appaia "rotto". Ricominciare, o sapersi rialzare, significa partire ogni volta da un punto di partenza che non sia però il precedente.
Allora tu che stai piangendo perchè hai in mano dei cocci rotti di un amore ormai svanito, prendi quei cocci e gettali in un cestino, dal balcone, in testa a qualcuno, dove vuoi, l'importante è gettarli. Poi apri l'armadio e indossa i vestiti più colorati che hai, perchè una donna "colorata" apparirà felice agli altri fino a che non ti convincerai di esserlo anche tu e che oramai la tua storia è acqua passata e che tanta altra acqua passerà sotto i ponti.
E tu che ti stai logorando il cervello perchè vuoi una donna che pensi che non ti voglia perchè ti considera un amico, o è la donna di qualcun altro o chi sa per quale strana ragione ti sarai fissato che potrà essere tua solo in un universo parallelo. Prendi i cocci che hai voluto rompere da solo tra le mani, non gettarli, questa volta ti consiglio di ingerirli per farti capire quanto fanno male delle stupide idee che concretamente non trovano ancora nessun reale riscontro. Poi corri a dirle quanto la desideri. Non si può vivere di rimpianti.
E tu che piangi perchè la tua vita non cambia mai. Stessi amici, stesso bar, stessa compagnia, stessi locali notturni, casa, università o lavoro. Questa volta ti dico io di rompere tutto. Una volta rotto tutto gettali al vento e trova in te la forza di ricominciare in un posto nuovo, di costruire una vita all'altezza dei tuoi sogni, di ricostruire te mandando a quel paese l'immagine che di te si è proiettata nel tempo e che non faceva altro che farti male. La nostra vita può diventare straordinaria. Basta realizzare cose straordinarie che non sono necessariamente andare sulla luna o scalare le vette più alte del mondo. Straordinarie diventano quelle cose che facciamo con passione, perchè siamo noi, messi completamente a nudo e a contatto col nostro essere, ad immergerci totalmente dando vita a qualcosa di incredibilmente meraviglioso, perchè noi possiamo essere meravigliosi, basta convincersene.

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