domenica 25 novembre 2012

L'arte di aspettare.

Il punto non è quanto tempo si aspetta, ma chi o cosa si sta aspettando. 
Per un caffè servito al tavolo saremmo capaci di attendere massimo una decina di minuti, forse anche quindici se siamo in dolce compagnia. 
Alla solita amica ritardataria saremo in grado di aspettarla anche per trenta minuti, o addittura un'ora, perchè con quel suo tono pacato e gentile ti rifilerà una montagna di scuse a cui non riuscirai a non sorridere, del tipo "Ho fatto tardi perchè il gatto andava in giro con le mie mutande..." " Ho fatto tardi perchè non usciva l'acqua calda e sai che non riesco a fare docce fredde..." " Ho fatto tardi perchè mi si è rotta l'unghia, sai quanto ci ero affezionata, ho dovuto seppellirla nella pianta sul davanzale e mi sono chiusa nel mio logorante dolore. "
Ai professori all'università saremo capaci di aspettarli ore, a volte intere giornate nonostante le nostre attese si rivelino talvolta vane.
Ma la sua telefonata, il suo messaggio, il suo sguardo, il suo respiro che si confonde col fruscio delle foglie d'autunno, la sua risata, il suo modo di prenderci per mano o accarezzarci quando siamo stanchi, confusi, nervosi, assetati dal desiderio di esprimere a qualcuno ciò che proviamo, tutto questo saremo capaci di aspettarlo per troppe ore, troppi giorni, troppe settimane, troppi mesi. Talvolta lo aspetteremo in eterno senza nemmeno accorgercene, nonostante il nostro passare per altri sorrisi ed altri sguardi, ma che non saranno il suo modo di sorridere, il suo modo esclusivo di guardarti. Un modo che non si può spiegare ma che evidentemente è in grado di utilizzare solo lui. Quel modo di guardarti che ti penetra come se steste facendo l'amore, quel modo di sorriderti che comporta la stessa sua smorfia sul tuo viso senza che tu possa provare a gestirla, quel modo di accarezzarti come se stesse toccando un tesoro raro, nel dettaglio, con premura ed attenzione. Quel modo di amare lui nel silenzio quotidiano pur incrociando altri sguardi, pur toccando altre labbra. Quel modo di avere impresso il suo viso nella mente, cercandolo talvolta tra la gente incrociata per strada. Quel sorriso che ci illumina, ci colora, in fondo ci devasta.
Per tutto questo esclusivismo non vale quanto si aspetta. Potremmo aspettare giorni, settimane, mesi, addirittura anni. Quando si aspetta qualcosa è come se decidessimo a priori quanto tempo siamo disposti ad aspettare, superato il quale andremo via, perchè il nostro tempo sarà più prezioso di quel caffè, di quell'amica forse, e sicuramente anche del professore la cui attesa sarà vana. Ma quanto diventa prezioso il nostro tempo quando si tratta di aspettare l'unico sguardo che ci penetra senza necessariamente toglierci i vestiti, l'unico sorriso che ci fa assumere quella stessa smorfia sul viso che non riusciremo a controllare, che ci dona luce, colore, un innato senso di libertà, quelle parole che risuonano come un'incantevole poesia nella nostra mente al suono della sveglia e prima di addormentarci? Quanto vale il nostro tempo di fronte quel suo essere incredibilmente lui o lei, che ci fa palpitare il cuore quasi come se stesse scoppiando per il troppo amore, che ci devasta e ci tormenta come l'incessante suono di tamburi? Quanto vale il nostro tempo se stiamo aspettando di sentirci pienamente a contatto con ciò che vogliamo essere, con ciò che siamo, paure comprese, se stiamo aspettando di colorarci di tinte che non avremo mai visto, se stiamo aspettando di sentirci in quel modo, felici e leggeri? Non c'è un tempo di attesa. In questo caso varrà ciò che stai aspettando non quanto lo farai, nè da quanto tu lo stia già facendo nè quanto ancora dovrai aspettare.



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