Dovrei forse far funzionare anche il cervello e dare la giusta collocazione ad ogni cosa.
I ricordi dovrebbero andare nel polmone destro, le speranze in quello sinistro. I polmoni permettono la respirazione, senza il respiro si muore. E si muore anche senza ricordi e speranze. Perchè il ricordo è la base da cui partire per proiettarci verso un futuro che sarà sempre troppo incerto, le speranze fungeranno da molla, da trampolino, senza le quali sarebbe impossibile tuffarci nel mare dell'incertezza. Ricordi che in certi momenti ci annebbieranno, in altri ci faranno sorridere, in altri ancora star male. Speranze che talvolta cesseranno di brillare per assumere tinte opache, sino quasi ad annullarsi. Ma i ricordi sono l'unica cosa che il tempo non può cambiare, se ne stanno lì e puoi disporne quando vuoi e per quanto tempo tu lo desideri. Nessuno te li toccherà, e nel rispolverarli alimenteranno le tue speranze. I ricordi saranno parte del tuo respiro quando vorrai mollare, quando sarai stanco, ma ti ricorderai di tutte quelle volte che avresti voluto farlo e non l'hai fatto, non hai mollato, ce l'hai fatta, sarai andato avanti comunque. Non avrai smesso di sperare grazie ad un ricordo vitale quando un respiro.
I rimpianti andranno nell'intestino, espulsi come scorie dal nostro organismo, perchè non dovremmo averne. La vita è fatta di scelte e talvolta dinanzi ad un bivio una sola sarà la strada che potremo intraprendere, e l'unico modo per non avere rimpianti, per non pensare mai a cosa sarebbe successo se fossimo andati dritto invece di svoltare a destra, è scegliere nel silenzio della stanza dei nostri pensieri, avendo come sottofondo solo il nostro respiro ed il battito del nostro cuore, senza lasciare che niente e nessuno condizioni il nostro tragitto. Così i rimpianti saranno scorie da riporre nell'intestino per essere dopo poco espulse.
Le esperienze che abbiamo vissuto, i posti che abbiamo visitato, le persone che avremo conosciuto e saranno giunte nella nostra vita per insegnarci qualcosa o per scaraventarci bruscamente sull'asfalto, quelle grazie alle quali saremo diventati donne o uomini, dal cuore risaliranno attraverso la gola e attraversando il naso finiranno agli occhi. Dovranno essere i nostri occhi, che ci permetteranno di osservare tutto ciò che ci circonda in modo più responsabile e sempre più consapevole.
Le delusioni, le sconfitte, i fallimenti di un lavoro, di un amore, di un amicizia saranno invece i nostri piedi su cui dovremmo reggerci. Senza di loro saremo piccoli uomini o piccole donne che avranno imparato poco dalla vita. Tanto più le delusioni saranno dolorose, più le sconfitte forti, più i fallimenti logoranti, quanto più la pianta dei nostri piedi sarà larga ed in grado di reggerci, reggere noi che diverremo intanto sempre più robusti, perchè impareremo a perdere con la stessa umiltà e scaltrezza che utilizzeremo per vincere. Vittorie che saranno nate dai piedi per raggiungere addirittura il cervello.
Al cuore dovremmo lasciare l'amore e le passioni. E' il loro posto d'altronde. Ma non c'è spazio per la vergogna di amare, nè di coltivare passioni evitando che restino mute e pure sorde. Non ci sarà spazio per la vergogna nelle orecchie correndo il rischio di diventare sordi, nemmeno sulla lingua perchè potremmo divenire muti, negli occhi ci sono le esperienze ed è impossibile pensare di diventar ciechi. Allora la vergogna dove va? La vergogna non esiste. E' una creazione del cervello perchè stanco di non far nulla per il sovraccarico di lavoro del cuore, ha avuto bisogno di inventarsi qualcosa. Ma ora che ogni parte del corpo svolge le sue funzioni, non ce sarà più bisogno.
Ma dubito che questa congeniale sistemazione possa durare. Dubito di non riuscire più a portare la mani al petto come se volessi far combaciare il battito del cuore con la veemente cascata dei miei pensieri ed il respiro come un dolce fruscio di vento che porta via con se le foglie ingiallite, come se volessi che tutto compenetrasse lì, in quel muscolo, dove tutto inizia e tutto muore, quel muscolo per cui in fondo vivo.
Però poi, con gli occhi, specchio del cuore, reagisci, guardi, emozioni e ridi.
RispondiEliminaSenza aprire bocca.
Il viso s'illumina dicono, ma non è quello, bensì il cuore.
Sempre lui.
Come quando riescono a leggerlo da fuori, e capisci che il cuore tutto sommato è anche un libro, da leggere, come il tuo, per veri lettori.