giovedì 29 novembre 2012

Voce del verbo amare.

C'è stato un tempo in cui davo valenza ai pronomi personali soggetto partendo dal basso. Essi, voi, noi, egli, tu, io. Anche i verbi coniugavo in questo modo. C'è stato un tempo in cui guardavo loro a cui mi rivolgevo con il voi pensando a ciò che noi potevamo diventare. C'è stato un tempo in cui mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo se non con te al mio fianco. A loro parlavo di te, di "lui", senza mai accennare a me. Parlavo di me solo quando dovevo coniugare qualche verbo, come amare. Siamo poi diventati noi. Un noi che mi bastava. Ho sempre pensato che fosse il noi a rendere felici. Ma in quel noi c'eri solo tu, io non c'ero quasi mai. Ecco perchè quando sei andato via mi hai lasciato con le ginocchia sbucciate e le scarpe infangate come chi monta per la prima volta in sella ad una bicicletta e casca. Perchè tu sei andato via e hai portato noi via con te, dove io non sono mai esistita sebbene avessi la pretesa di parlare di un noi dove io c'ero solo nel momento in cui mi si chiedeva di coniugare il verbo amare. Ma in questo noi c'eri solo tu. Le tue passioni sono diventate le nostre passioni, i tuoi desideri sono diventati i nostri, il tuo amore è diventato solo il mio e basta. Un noi pieno di te ma che di me non aveva niente. Ma un noi sono due persone, e se c'eri solo tu era dunque un "tu" e non aveva a che fare anche con me. Per questo quando mi hai voltato le spalle hai portato via con te anche i bei ricordi, lasciandomi solo amarezze confuse come una melma aggrovigliata che non ho saputo o voluto ordinare, sentendomi come in uno spazio dalle pareti bianche senza finestre e porte chiuse a chiave, in uno spazio che apparteneva a nessuno. In uno spazio in cui mi sono ritrovata ad essere nessuno.
E' stato solo poco dopo che ho compreso che in quel noi c'era una mia reale mancanza ed una tua finta presenza. Allora ad una finta presenza ho preferito una reale mancanza. Ho preferito l'autenticità sebbene fosse amara e disgraziata, ad una finzione in cui finti erano diventati addirittura i sorrisi. Ho preferito me stessa. Allora mentre prima partivo da essi, da voi per arrivare al noi che ritornava inesorabilmente sempre ad egli e al tu senza mai menzionare "io", ho cominciato dall'alto, dal primo pronome personale soggetto e spesso ci sono rimasta. Ho cominciato da me, per poi scendere al tu, ad egli, al voi e ad essi senza mai più parlare di un noi. Ho cercato altre volte di costruire un noi senza mai riuscirci abbastanza. Mentre prima parlavo di me solo per coniugare il verbo amare, da allora non l'ho più fatto se non per riferirmi a cose o stati d'animo che mi appartenessero. Perchè noi è fatto da un "io" ed un "tu", ma adesso questo io mi sembra già abbastanza. C'è stato un tempo in cui pensavo che solo un noi rendesse felici, adesso credo che sia l'io a doverlo essere anzitutto per pensare di poter costruire un noi, e se non ci riuscirò mai pazienza. Sono partita da me, ho cominciato a coniugare i verbi dalla prima persona e se dovessi mai pensare di dover costruire un noi adesso so che dovrò esserci anch'io. Ma se non dovessi riuscirci io con le mie paure, le mie ansie, le mie paranoie, le mie passioni, le mie idee, le mie parole, i miei sogni nel cassetto, le mie vittorie e le mie sconfitte, siamo già abbastanza, non sono sola, anzi potrei quasi parlare di un noi. Ma se mai lo dovessi costruire farò più attenzione nel coniugare il verbo amare in prima persona ma sono certa di farlo con la stessa estrema intensità di sempre, pretendendo che sia io ad amare ma che a farlo sia anche tu, perchè sono un "io" ed un "tu" a costruire un "noi", un noi che trabocca di amore, un amore nostro in senso pieno, da cui è possibile che se ne esca con le ginocchia sbucciate e le scarpe infangate, ma allora non sarà esatto dire che non ci sarà nessuno, ci sarò io, e ricomincerò, senza te, senza noi, ma con me. Comincerò da lì, dove ha inizio la coniugazione, quella coniugazione che senza la prima persona è incompleta, non ha senso.

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