martedì 22 gennaio 2013

Cotone su seta.

Tempo per telefoni muti, porte sbattute ed un buio che divora non ce ne è stato nemmeno.
Perchè non mi hai dato tempo di telefonare, nè di sbattere una porta, ma è giunto subito il tempo di un ingiustificabile silenzio in una stanza dalle pareti bianche, ove trapelavano spifferi attraverso le fessure delle finestre, osservando con distacco dietro i vetri le foglie ingiallite spazzate via dal vento, quelle finestre che ho preferito lasciar chiuse per timore di conoscere la forza del vento che potesse farti mancare la terra sotto i piedi, per timore di essere spazzata via come quelle foglie anche se in fondo tu l'avevi già fatto, nonostante avessi mantenuto le finestre chiuse.
E forse ti detesto nella stessa misura in cui io adesso stia detestando me stessa.
Ti detesto per le frasi non sussurrate ma anche per quelle pronunciate con fermezza che come delle tempere ad olio sono restate sulla tela senza che la combinazione di tutti quei colori lasciasse spazio all' immaginazione.
Ti detesto per avermi dato la conferma di convinzioni di cui avrei voluto assaporarne per una sola volta il torto. E mi detesto perchè in fondo non è un cuore ferito a parlare, bensì un orgoglio di donna bistrattato, il desiderio di voler essere la prima, soltanto questa volta, almeno questa volta, come forse mai è successo.
 E mi detesto perchè della tua presunta felicità non riesco ad esser felice anch'io e per questo mi sento di valer poco in veste di persona rancorosa, come un cestino che non fa a tempo a riempirsi per poi essere svuotato. E forse mi detesto perchè dovrei tacere, forse ti detesto perchè hai assimilato tutte le mie frasi sull'amore e di quanto sia indispensabile crederci per rinascere ancora, le hai apprese come un alunno dalla sua insegnante, per poi seminare e coltivare i semi del tuo amore con chi fortuitamente è giunta subito dopo. Mi detesto perchè di questo tuo modo di utilizzarmi come strumento per apprendere come si riesca ad essere pronti al cospetto dell'amore non riesco a farne motivo di vanto.
Mi detesto perchè in fondo sapevo sin dall'inizio di non c'entrare nulla con te, ma ho voluto provarci lo stesso, ritagliarmi uno spazio che assomigliasse più che altro ad una toppa di cotone ricucita su di un tessuto di seta. Ma la verità è che se non c'entravo niente con te, è valso lo stesso anche per il precedente, e per quello ancora prima, e ancora prima, e ancora. Temo di esser sempre stata una toppa ricucita maldestramente su di un vestito dal tessuto diverso dal mio. 
Allora, alla fine, io con chi c'entro?

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