venerdì 18 gennaio 2013

La vita va avanti, comunque.

Ci sono giornate che cominciano con un cielo grigio per poi lasciar spazio a tiepidi raggi di sole, ma nonostante il loro timido filtrare non riescono a riscaldare, nè a rendere meno grigio il cuore la cui tinta sarà sempre più intensa, tra cui poter scorgere venature di nero, quello che non lascia spazio ad alcuna immaginazione. E allora ti rendi conto che la tua giornata è cominciata in questo modo ed è esattamente così che dovrà terminare, semplicemente così, come il 18 gennaio di ogni anno.
Ci sono giornate in cui pensavi di rimanere imbottigliata nel traffico, invece sei stata semplicemente risucchiata da pensieri e ricordi che nella tua mente generano un traffico peggiore delle tante automobili in una strada stretta, perchè è un traffico silenzioso, nessun rumore, nessun clacson assordante, ci sei solo tu, in una strada larghissima di cui non riuscirai a scorgere la fine fin quando non ti scontrerai ad un muro che ti farà capire di esserti immessa in un vicolo cieco.
Ci sono giornate in cui ti soffermi sulla frenesia dei passanti ma tu vorresti restar ferma. Quelle giornate in cui assapori la triste verità di quanto la vita vada avanti comunque, ma ci sono dei giorni, uno, due, tre o anche sette all'anno, in cui avverti l'esigenza di spegnerti, di far correre la vita senza correre con lei, perchè non hai bisogno di accelerare il passo, non adesso, non oggi, ma con il fiatone desideri fermarti, con il groviglio dei pensieri e dei ricordi, forse a farti male, ancora una volta, a tentare di lavare un senso di colpa che credevi rimosso ma che è sempre lì in agguato a farti inciampare, a farti male due volte.
Ci sono giornate in cui sai di avere quel solito appuntamento importante, di quelli che ti fanno salire l'ansia con una settimana di anticipo, quelli che non si rimandano, nè da cui puoi scappare, in qualunque città tu abbia scelto di rifugiarti.
Il 18 gennaio è per tutti una data sul calendario, per me è peggio di un appuntamento dal dentista. 
Un appuntamento con la vita e con la morte al tempo stesso. Un appuntamento che mi rende schiava e debitrice, salva e sconfitta. Un appuntamento con i miei classici sensi di colpa che il tempo non fa altro che cementificare rendendoli sempre più grandi. Un appuntamento che ti vede con un fiore da riporre su una tomba come se oramai soltanto questo fosse rimasto per sentirti meno sporca nonostante a volte ti ci senta il doppio. Un appuntamento che ti costringe a meditare sul perchè di gesti estremi, di gesti che inglobano nella loro pesantezza al contempo una leggerezza inaudita, un'altra faccia della medaglia di questa vita che a qualcuno scoraggia al punto da desiderare di abbandonarla, al punto da essere un gesto coraggioso ma al tempo stesso da vigliacchi. Un appuntamento che ti irrigidisce i muscoli, ti offusca la mente, ti fa mettere nuovamente in discussione la scala dei tuoi valori al punto da pensare che niente attorno a te valga ma per i restanti giorni, per sopravvivere perchè la vita va avanti comunque anche senza di te allora tanto vale correre insieme a lei, dovrai dargli un valore comunque. Un appuntamento in cui ti fai tante domande a cui non riesci a rispondere se non con condizionali del tipo "Avrei potuto ascoltare", quelle frasi che rendono tutti innocenti ma in fondo non meno colpevoli. 
Quelle giornate che non vedi l'ora che finiscano sperando in un domani in cui ricomincerai il tuo conto alla rovescia, in attesa del prossimo 18 gennaio.

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