mercoledì 2 gennaio 2013

Le persone: la più bella delle invenzioni.

Comincia un nuovo anno. Comincia ancora una volta senza di te. 
Comincia con un cielo nuvoloso e schizzi di pioggia che bagnano i vetri, iniziando così, proprio come è terminato. Un anno in cui dovrò solo ricordare senza mai più sentire il suono della tua voce, quella con cui mi chiamavi "Avvocato" ed io puntualmente ti rispondevo che quella non era l'ambizione della mia vita e allora tu mi chiedevi: "Allora cosa vuoi fare?Vuoi diventare un notaio, un magistrato oppure una giornalista?Cosa vuoi fare? Tu devi diventare qualcuno di importante, qualcuno che valga la pena ricordare, tu sei brava, ce la puoi fare!"
Era come se quelle parole, pur essendo apparentemente pesanti, non mi facessero mai sentire in dovere, ma mi allietavano, mi riscaldavano, mi ricordavano quanto potenzialmente potessi valere, che c'era qualcuno che non solo credeva in me ma me lo diceva, ogni volta che i nostri occhi si incrociavano mi inondava di una serie di domande e quando non davo risposte esaustive me ne rivolgeva ancora altre, mai per pura e sterile curiosità, ma per quell'indiscutibile scambio d'affetto che si instaurava, per il desiderio di instradarmi, di conoscere in fondo la mia vita. Quanto mi manca quel "brava" e il modo di pronunciare la parola "importante", scandendo lentamente le vocali, quasi come se tentasse di farmele entrare dentro, silenziosamente, gradatamente, in un cuore che all'ascolto di quelle frasi di dilatava, batteva ancora più forte.
Mancanze che anche quest'anno dovrò portarmi dietro, che si cerca di attutire confidando nell'inesorabilità del tempo che lava ogni cosa. Ma la verità è che sebbene questo tempo lavi, c'è sempre un alone che resta, che non va via, come quelle mancanze a cui necessariamente dovrai abituarti, che da vortici il tempo muterà in vuoti sempre più piccoli, che non si annulleranno mai del tutto ma che in certi momenti avvertirai addirittura più bui e profondi del solito. Perchè in fondo ti adatterai, ed adattarsi non appaga mai completamente. Ed è anche assurdo dire che le persone vanno via con il loro corpo ma ti resteranno accanto con il loro spirito, perchè in certe giornate sarà proprio la presenza carnale, il toccarsi, il parlarsi a mancare come l'aria che sarai costretta a respirare nonostante sia rarefatta. Le persone, il regalo più bello che la vita possa donare, l'invenzione più congeniale ed intramontabile, quelle persone che con la loro presenza fanno sentire il tuo cuore più grande e più caldo, ma che andando via ti lasciano spento, freddo, come se un pezzo del tuo cuore fosse andato via insieme a loro. Ed è per questo che ci si ripromette di non affezionarsi mai troppo alle persone, di mantenerci sempre in un equilibrio precario, in un'equidistanza strategica tra noi e loro per non entrare mai troppo nell'altro, perchè così crederemo di mantenere la nostra integrità, così quando i loro corpi si allontaneranno non avvertiremo mancanze. Ma forse quella mancanza non riusciremo a percepirla perchè in fondo non avremo mai avuto presenze, in fondo il nostro cuore non è mai stato grande nè caldo abbastanza, perchè quell'incredibile scambio tra le persone, l'unico in grado di riscaldare, non l'avremo in fondo mai conosciuto. Allora dovremo decidere tra una vita in cui ci rassegniamo ad essere ciechi, muti, sordi, freddi e spenti, una vita in cui non entreremo mai troppo nell'altro restando sempre sul nostro piedistallo in un'insoddisfacente incompletezza d'animo, senza mai vivere abbastanza, senza mai sperimentare la condivisione di emozioni che la vita ci dona ogni giorno rendendole speciali talvolta per il semplice fatto di poter stringere la mano di qualcuno e proseguire lungo il nostro tragitto, ed una vita in cui troveremo invece il coraggio di aprire gli occhi, di ascoltare, di esprimerci, di sbaragliare i confini dell'equidistanza e arrivare in fondo all'anima dell'altro, avvertendo una mancanza insostenibile a fronte di un loro allontanamento, ma solo perchè quelle persone quando hanno scelto di restarti accanto con la loro presenza hanno reso più calda, emozionante, piacevole la tua vita, ti hanno reso più caldo accendendo un fuoco in grado di riscaldare chi ti era attorno solo perchè in fondo eri tu stesso a sentir caldo, a sudare per tutto ciò che ti pullulava dentro e che non vedevi l'ora di trasmettere. Mancanze dure come blocchi di cemento, ma presenze leggere come una piuma, calde come abbracci senza un perchè, belle come arcobaleni che non credevi potessero apparire in un cielo offuscato da nuvoloni grigi come la cenere, presenze che ti ricordano quanto valga la pena prendersi cura dell'altro, mancanze che sono solo la logica conseguenza del tuo darti pienamente, del tuo vivere con intensità senza mai stancarti, mancanze che quanto più grandi e laceranti saranno più ti faranno capire quanto avrai in fondo vissuto. Abbiamo solo questa vita, allora va vissuta, con presenze roventi e mancanze laceranti, con un io che trabocca. Oppure esistere, con finte presenze e mancanze inesistenti, con un io che aleggia come fantasmi.

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