giovedì 21 febbraio 2013

Ma se aspettassimo Godot?

Il punto è che potrei incontrare anche un Romeo dei giorni nostri che mi dica alla finestra "...chiamami soltanto amore ed io sarò ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Romeo ...", ma il mio istinto mi dice che dopo qualche tempo rivedrei in quel fantastico Romeo solo un gomitolo di belle parole che non sarei in grado di dipanare, un'espressione del mio tentativo fallimentare di costruire storie impossibili dove c'è più strazio che amore, una chimera priva di contorni definiti, in fondo una figura che si perderebbe nella tua individualità senza però averne una propria, mancando della dote per me fondamentale, alla base di ogni rapporto, che è quella della trasmissione di una parte di se stessi senza dover godere necessariamente di luce riflessa. 
Potrei forse riconoscere anche un Oliver Twist tra la folla, di quelli che in volto hanno scritto che sono una storia triste e allora ti commuovono al punto da desiderare di volerli salvare, perchè ti sarai convinta che nel salvare qualcuno salverai anche te stessa. Ma quando tutto culminerà in un lieto fine, quando la tua storia triste si sarà tramutata in una storia di successi, probabilmente avvertirai la sensazione che il tuo tempo sia scaduto, che la tua missione si sia conclusa. A questo punto non ci sarà forse bisogno di restare, perchè andrai via tu, o lo farà il tuo Oliver Twist. Non era una storia impossibile come quella con Romeo, ma una storia la cui prerogativa era che fosse triste, allora perchè continuare se non se ne riesce a trovare un senso anche dopo aver portato con successo a termine la nostra impresa di salvezza.
Avrò incrociato qualche bel Casanova in cui ho sperato di ricercare ostinatamente una sua celata sensibilità che potesse sposarsi con la mia, come se volessi scrivere una storia come quelle di Jane Austen, per poi accorgermi che l'unica che avrei potuto scrivere sarebbe stata forse molto più vicina agli Indifferenti di Moravia.
Ho tentato di assorbire il cinismo di Bukowski e la tagliente ironia di Palahniuk, ma quando mi sono imbattuta in persone che ne facevano il motore della loro esistenza, mostrando tutto questo cinismo e questa tagliente ironia come medaglie di cui andar fieri pronte a divenire un'arma, le ho detestate, cominciando a detestare inevitabilmente me stessa per quel mio tentativo di diventare una persona che in fondo non potevo essere. Perchè volevo essere una persona forte, ed una persona forte non smette mai di credere nelle cose belle nonostante non le piovano dal cielo, nel fresco profumo dei fiori di primavera nonostante sia inverno, perchè contrariamente non si tratta di forza, ma di uno scudo, di un inconsistente alibi per sopperire alla propria debolezza. 
Ma la verità è che io non ho mai preteso di essere la Giulietta del Romeo di turno, nè tanto meno rivestire i panni del signor Brownlow per il suo Oliver Twist, nè una delle tante donne di un sedicente Casanova che speravo diventasse il signor Darcy pur essendo nient'altro che uno dei protagonisti del romanzo di Moravia: mi ci sono semplicemente trovata, pur aspettando altro. Ma la più assurda delle verità è che intanto aspettavo Godot. Un po' a tutti capita di aspettare il personaggio misterioso dell'opera di Becket, che gli altri personaggi vanamente attenderanno sino alla fine seduti comodamente su di una panchina, parlando di cose futili quanto banali per essere in linea con uno spietato conformismo che sembra quasi elogiare il nonsenso della vita, senza mai andare incontro a Godot, che non arriverà mai. In fondo tutti lo aspettano perchè non si conosce che faccia abbia, nè quanto sia alto, se abbia un humor inglese, se preferisca il cinema al teatro, i Beatles ai Rolling Stones. Paradossalmente lo si aspetta senza conoscerne alcunchè, senza mai alzarsi da quella panchina nel tentativo seppur vano di cercarlo senza che sia lui ad apparire tutto d'un tratto.
Capita forse quando quello che abbiamo conosciuto non ci è mai piaciuto pienamente, allora cominciamo ad immaginare ciò che per sommi capi potrebbe invece piacerci, e sterilizzando nella figura di Godot tutto ciò che farebbe al caso nostro, cominceremo ad aspettarlo pur non sapendo dove si trovi e con chi e se esista realmente, ma sembrerà talmente meraviglioso ciò che stiamo aspettando che ci convinceremo che ne valga la pena. Ma se ne vale la pena, se stiamo aspettando Godot e se Godot sembra non arrivare, perchè non ci alziamo dalla nostra panchina per cominciare a cercarlo prima che il sipario si cali e la platea cominci ad applaudire?

Come si chiama il tuo Godot? Qualsiasi nome abbia, che sia amore, serenità, amicizia, successo, o nella sua complessità semplicemente pienezza, non puoi aspettarlo seduto su di una panchina. Queste attese si rivelano generalmente vane, allora spenderai una vita aspettando Godot che non vedrai mai arrivare semplicemente perchè forse avresti dovuto cercarlo. Spenderai una vita nell'attesa di qualcosa di cui ignorarei persino la forma. Spenderai una vita avvolta dal fascino di un mistero che non riuscirai mai a palpare con mano.

In fondo, aspettare Godot fa comodo a tutti.

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