giovedì 28 febbraio 2013

Pensieri nello zucchero.

Qualche giorno fa ero ad un tavolino di un bar. Non ero sola, c'erano anche i miei pensieri a farmi compagnia che ho tentato di zittire ma purtroppo hanno preso il lato peggiore di me: ognuno deve rigorosamente dire la propria. Così si accavallano le voci, non trasuda alcuna linea di pensiero ben definita, sollevando soltanto un gran clamore che si disperde tra i fumi di pagine di libri bruciati. Ho tentato anche di affogarli in un caffè con  poco zucchero che continuavo a girare con la sfrontata ostinazione di chi vorrebbe diluire quei pensieri insieme alla zolletta di zucchero, fin quando da quella tazzina ho sentito "Basta, non si sciolgono, è inutile, falla finita e bevimi!" 
Così l'ho sorseggiato fino a riporre la tazzina sul tavolo. In quel caffè avrei potuto versare anche una quantità industriale di zucchero, ma sarebbe stato sempre amaro lo stesso. Lo zucchero ed i pensieri sono un binomio errato, nella loro reazione chimica il pensiero vince sempre sullo zucchero, ci sono anni di studio alle spalle ma io come al solito ci ho provato lo stesso, pur fallendo. E mentre sperimentavo la pur fallimentare reazione chimica insistendo nel voler vedere la vittoria dello zucchero sui pensieri, comincio ad ascoltare le parole di un ragazzo e due ragazze al tavolino di fronte al mio. Quei discorsi che non vorresti ascoltare di proposito, nonostante l'orecchio li segua comunque involontariamente nella loro totale indifferenza. Il ragazzo appariva particolarmente agitato, gesticolava molto, mentre le sue amiche sembravano delle statue di cera, pronunciando di tanto in tanto delle frasi ovvie sul come doversi comportare o a limite ribadendo il suo concetto cambiando termini ed aggettivi, che non avrebbero di certo lenito il suo stato d'angoscia. Il problema che gettava quel carinissimo ragazzo sedutomi di fronte nello sconforto era una litigata con la sua fidanzata che gli aveva chiesto del tempo per pensare. Strano. Tante persone invocano tempo per pensare nello stesso istante in cui qualcun'altro si accontenterebbe che qualcuno inventasse uno zucchero in grado di superare la reazione chimica con i pensieri. Diceva che non era la prima volta che accadeva e che ora come ora era avvilito, come fosse preda di un tempo che non sarebbe riuscito a spezzare perchè nonostante la sua fugacità il suo amore ancora intatto non glielo avrebbe permesso. Allora non gli restava che aspettare non staccando mai le sue dita dal cellulare, come una preda cacciata e sbranata dal carnefice che non era lei, ma la sua pretesa di aver tempo. Tutto d'un tratto arriva un messaggio sul suo cellulare che gli illumina il viso con un sorriso che non riusciva a contenere ed un entusiasmo tale da leggere quel messaggio a voce alta. La ragazza si scusava per la sua reazione eccessiva dettata dal forte nervosismo e gli assicurava che non sarebbe più accaduto. Parole scritte in sequenza, da copione, sentite e risentite, ma che sono bastate per farlo sorridere e riaccendere un barlume di speranza. Basta così poco per legare due vite, così poco per scioglierne i nodi, ma ancora meno talvolta per riunirli. Allora mentre al tavolo di fronte il tempo, spesso mio invincibile nemico, era stato sconfitto, l'aver occupato la mente con discorsi che mi appartenevano pur non facendone parte, servì a sciogliere parte dei pensieri nello zucchero, non tutti, ma questo è servito per partorire una considerazione: l'amore può vincere il tempo, come dell'olio versato in un bicchiere d'acqua che resterà sempre in superficie; se è il tempo a vincere si tratterrà di un suo surrogato, qualcosa che si spaccia per amore perchè sembra avere la stessa etichetta, qualcosa di simile ma in fondo diverso.
Quel ragazzo lo stava insegnando ad una come me che dal tempo ne è uscita sempre a brandelli. 

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