domenica 24 marzo 2013

Le parole che fregano.

Le parole, quelle, mi hanno sempre fregato.
Forse perché mi piace scrivere, mi piace ascoltare la storia delle vite degli altri più che parlare della mia, mi piacciono le parole pronunciate a singhiozzo per l'imbarazzo del momento, intervallate da lunghi silenzi ove il respiro appare eloquente.
Non lo so, ma le parole, soprattutto quelle che sanno di promesse che non verranno mantenute, quelle, mi hanno sempre fregato. E mi hanno sempre fregato prima che fossi io a fregare loro, sono sempre cadute nel mio spazio come neve in primavera, come una palla battutami contro mentre ero di spalle.
Mi sono voluta convincere che i gesti contassero di più, ed in realtà è così, ma spesso mi capita di dare alle parole un'importanza maggiore, quasi come se volessi difendermi da gesti inesistenti, che quasi contraddicono quella ripetizione di suoni fatta da vocali e consonanti che si rincorrono come se volessero andare chi sa dove, frenando il loro flusso solo quando oramai varcata la soglia della comprensibilità io gli domando "Ma dove andate?" ma loro a quella domanda non rispondono mai.
Credo alle parole, soprattutto quelle più semplici, come un "ci vediamo", "ti voglio bene", "per te ci sono", nonostante passino giorni, a volte mesi prima di rivederci, nonostante spesso l'affetto sulla mia pelle io non l'avverta, nonostante ognuno ci sia a suo modo, per cinque minuti, un'ora, un'intera giornata o per anni, con una telefonata o una canzone che una volta ascoltata non sarà più soltanto tale ma il cui testo racconterà una storia, la nostra. Un modo che vede presenti nell'assenza o assenti avvertendone comunque la presenza.
Un modo che spesso non coincide con il mio, un modo che talvolta non è riuscito ad attutire le distanze come avrei desiderato. 
Ma alle parole credo così profondamente che a blande promesse raccontate per non ferire preferisco il silenzio. Ed è per questo motivo che parlo poco ma osservo tanto, che talvolta avrei preferito esser sorda  più che cieca. Perché l'assenza dei gesti quasi me l'aspetto, addirittura talvolta la giustifico nonostante non meritino giustificazioni, ma le parole, quelle, continuano a scivolarmi lungo tutto il mio corpo lasciando ovunque il segno della loro percorrenza.

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