giovedì 21 marzo 2013

Un anno in più.

Sono trascorse quattro stagioni, è di nuovo primavera, ho ancora una volta un anno in più, un numero in più da aggiungere. Un anno in cui ho avvertito presenze piene, qualche volta incostanti, altre che si sono man mano svuotate divenendo ineccepibili mancanze. Un anno in cui mi sono rimessa in gioco, come un giocatore di poker inesperto, riscuotendo talvolta la fortuna del principiante, altre pagando invece la mia inesperienza. Un anno di avventure, di valigie, di ricordi, di emozioni autentiche, di legami di cui ho appurato la triste fugacità. L'anno di un tempo che mi ha concesso, ma che mi ha anche tolto. L'anno delle parole e dei gesti, delle lacrime che dicevano addio pur sperando in un arrivederci, delle grasse risate che pronunciavano grazie, degli sguardi che volevano dire ci sono, delle spalle che una volta girate mi dicevano sto andando via.
L'anno dei sacrifici, della forza di volontà, della maturità nell'accettare che bisogna lasciare le persone libere di scegliere per coglierne la reale natura che si riscontra nelle scelte ed in ogni minuzioso dettaglio, dell'impotenza nel comprendere che tutti arrivano ma pochi restano, e che bisogna lasciare che le cose prendano il loro corso naturale per evitare di svegliarci un giorno con poche briciole inconsistenti nelle tasche di una vita che sembrerebbe poi non così piena. L'anno del risveglio delle passioni, dell'apertura dei cassetti in cui avevo riposto i miei sogni, dell'esigenza di avvertire calore come quello che filtra attraverso le piume di una rondine, bistrattando tutto ciò che non è in grado di darmene. 
Un anno in cui ho rinsaldato legami, coltivato quelli già esistenti, in cui ognuno mi è stato accanto, ciascuno a suo modo. Un anno in fondo pieno di scoperte, nonostante ancora nessuna prenda il nome di certezza. 
Un anno pieno di castelli di sabbia e di bolle di sapone, in cui ho cercato di godere comunque del Sole che tramontava all'orizzonte, abbassandosi mano mano nelle acque cristalline di un mare calmo, in cui ho tentato comunque di alzare gli occhi, lasciando perdere il mio sguardo verso ciò che avrebbe potuto nascondersi dietro le nuvole mentre le bolle scoppiavano una ad una senza riuscire a fermarle. 
Un anno in cui c'è stato tutto quello di cui avevo bisogno, o di cui a ventiquattro anni avrei potuto farne a meno. Un anno di A di amicizia, ma non di amore, nemmeno a pagarlo, nemmeno illusorio. 
Ma forse non importa ciò che c'è stato, ciò che non è accaduto, ciò che avrei voluto ci fosse, ciò che avrei desiderato tanto evitare. Conta che un altro anno c'è stato. Un po' l'ho riempito io, in parte ho lasciato che fosse, ma nessuno l'ha mai riempito al mio posto. Un anno di me, di me diversa, di un più che ho seminato per coglierlo col tempo, in attesa che giungesse di nuovo la primavera.

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