giovedì 7 marzo 2013

Un cuore da Oscar.

Il cuore è il nostro organo migliore. Vivrà nel tiepido venticello primaverile annusando il fresco profumo dei primi germogli, suderà sotto il sole rovente di una calda estate senza bisogno di dissetarsi, osserverà le foglie oramai ingiallite cadere ai piedi di un albero oramai spoglio, sopporterà il gelo invernale intervallato da tempeste e nevicate senza mai smettere per questo di battere. E si meraviglierà ogni volta all'inizio di una nuova primavera, anche se l'inverno sia durato più del dovuto, anche se la primavera sembrerà a tratti precaria e fugace. Il cuore parla anche quando pensiamo non lo faccia. Lui parla di continuo senza mai stancarsi, anche quando fingiamo di non ascoltarlo, come la voce dell'uomo in metropolitana che va come un disco rotto. E potremo fingere di non ascoltarlo, potremo credere nel suo silenzio, ma dopo un po' esploderà nel suo essere dirompente, come se si fosse fatto a brandelli, ma un cuore può sempre essere riparato. Il cuore chiede sempre grazie per le persone ed i luoghi che diverranno suoi ospiti, offrirà loro il cibo più buono con il servizio migliore, anche quando quei luoghi diverranno ricordi sbiaditi, quelle persone clienti che dopo un po' sgattaioleranno via, talvolta senza pagare il conto. E si scusa per il ritardo, nonostante sia stato sempre lì, in quella concavità protetto tra le costole e lo sterno, a sussurrarci qualcosa che eravamo soltanto noi a non voler capire, a ritardare la scelta che ci avrebbe posto nudi, muti ed in silenzio al cospetto del cuore cui è impossibile desistere.
Il mio cuore ha sempre fatto entrare chi pensavo valesse la pena far entrare, senza mai nemmeno pagare l'ingresso, e non rimpiango le scelte sbagliate, nè gli uomini che ho selezionato in modo sbagliato, nè le circostanze ed i luoghi forse sbagliati. Non rimpiango ciò che il cuore ha sempre scelto di darmi per poi categoricamente togliermi, perchè in questo costante movimento ci ho visto sempre tanta vita, paradossalmente incostante nella sua costanza, ma pur sempre una vita, mai sbagliata ma la più giusta nonostante i demeriti. Ed è per questo che al mio cuore ho sempre permesso di abituarsi. Si è abituato agli incontri fugaci, all'inesorabilità di un tempo che ha visto molti scappare, alle amarezze e alle delusioni, agli arrivederci tramutatisi in addii. Così tutto quello che di buono c'è stato, è come se avessi avuto la sensazione di essermelo sudato e mi è sembrato di una bellezza enorme anche un sorriso, un abbraccio, un ti voglio bene disinteressato. L'ho fatto abituare a tutto questo senza permettergli mai di stancarsi. 
Vorrei che si stancasse soltanto quando sarò vecchia, dopo aver innaffiato le piante della passione ed averle riposte al sole per lasciarle maturare, dopo aver medicato il cuore tante volte senza mai pensare che valesse la pena stare fermi ma ogni volta ripartire, dopo aver fatto piovere burrascosamente su un cuore che poi avrà visto o solo immaginato l'arcobaleno. Vorrei che il mio cuore si stancasse soltanto dopo aver reso la mia vita un film da Oscar, così che potrò consegnare la statuetta direttamente nelle sue mani e sussurrargli in quell'istante che potrà allora anche stancarsi. Il cuore ha sempre deciso al mio posto ed io gliel'ho lasciato fare perchè sono sempre stata convinta che quello fosse il mio reale volere. 
Ma sul quando stancarsi voglio decidere io, è l'unica richiesta per cui voglio impormi. E fin quando continuerà a battere, non pretendo soltanto di essere viva, ma voglio sentirmici.

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