mercoledì 22 maggio 2013

Un'immagine di felicità.

Non so se la felicità abbia una forma, un odore, un colore, un nome, un volto. Forse non ne ha o probabilmente esiste per ciascuno di noi un'immagine che compenetri tutto ciò che ci fa bene, un'immagine che vada a cristallizzare il nostro inconscio concetto di felicità.
Ed io di queste immagini ne ho sperimentate tante, molte fugaci, estreme, un nido di emozioni forti che mi hanno fatto salire il cuore in gola per poi essere costretta ad ingoiarlo come un boccone amaro che avresti volentieri invece sputato. Ma poi ho pensato a quale potesse essere un'immagine in grado di penetrarti come un oggetto che non avresti avuto più desiderio di espellere, un'immagine calda, equilibrata, dove non ci sarebbe stato spazio per quel che sa di trasgressivo o di estremamente accattivante, ma al contrario ci sarebbe stato spazio per i ti voglio bene, i sorrisi, gli abbracci, le parole sussurrate o urlate a squarciagola, che mi avrebbero fatto sentire parte di qualcosa che non avrei mai voluto sputare perché parte di quella zona di vita dove ci si incontra per sentirsi meno soli. E oggi, più matura e consapevole di ciò che desidero, non credo di aver sempre sbagliato rotta, ma le tante rotte sbagliate mi hanno forse condotto nella direzione che oggi sento più giusta, perché in fondo più vera.
E se pensassi ad un'immagine di felicità penserei a me in una libreria a tirare il mio libro da uno scaffale per annusare il fresco profumo della carta su cui l'inchiostro si impregna in una serie concatenata di pensieri che in fondo non sono altro che ciò che sentivo di comunicare in un dato momento della mia vita, perché invece di restare in silenzio ho preferito scrivere. O potrei pensare a me su di una spiaggia, alle sei del pomeriggio, avendo di fronte un mare calmo in cui il Sole sta per immergersi per preparare al tramonto, un fresco venticello che sembri quasi bagnare la pelle e sfogliare le pagine di un libro che ti è accanto velocemente, offrendoti un senso di sollievo, di sana tranquillità, di te come se fossi infinito. La mia felicità avrebbe anche forse il volto delle persone nei cui confronti provo un affetto inimmaginabile, anche se non lo dico quasi mai, anche se non lo ripeto tutti i giorni. E nella mia immagine di felicità li vorrei tutti insieme, anche quelli che tra di loro non hanno legami, perché forse l'essenza della felicità è racchiusa in una delle parole più belle: insieme. 
Ma forse la verità è che pensiamo di dare definizioni ad ogni cosa, immaginiamo la felicità come un progetto che si realizzi, fresca come un venticello che bacia l'epidermide in un tardo pomeriggio d'estate, con il volto delle persone a noi più care. Immaginiamo che la vera felicità risieda nell'autentica amicizia o qualcuno pensa nel vero amore, per questo ostinato tentativo di dare definizioni diverse a ciò che in fondo esprime un'unico concetto che si estrinseca in diverse forme: l'amore è una forma di amicizia, come l'amicizia è una forma d'amore. Allora non è vero che forse basta dire che tutto questo è felicità? Non è forse vero che possiamo esserlo, anche a piccole dosi, ogni singolo giorno della nostra vita?

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