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martedì 6 dicembre 2016

Quella porzione di mondo

Qualcuno una volta mi ha detto che il mondo è come ce lo si mette in testa.
Ed io pensavo ad una prateria di cui non si scorge il confine, al punto da poter correre senza mai sentire la fatica.
Ad un prato fiorito, così da poter ammirare gli alberi in fiore e cogliere quelli che più catturino la nostra attenzione. I più belli, i più profumati. A piene mani.
Pensavo a qualcosa che non si riducesse ad uno sterile binomio.
Bianco o nero.
Tondo o quadrato.
Dentro o fuori.
Pensavo ad un mondo in cui ogni sfumatura potesse giocare il proprio ruolo.
In cui ciascuna intrecciandosi con altre potesse contribuire a farci girare, tra l'una e l'altra.
Pensavo ad un mondo colorato.
Ad un mondo appassionato.
Ad un mondo cui guardare come si guarda un cielo stellato in attesa di una stella cometa.
Ad uno in cui si è in grado di creare.
Anche le forme d'amore più disparate.
Per tenerle per sé, come per insegnarle ad altri cui avremmo deciso di donare il nostro pezzo di mondo.

Ma qualcuno una volta mi ha anche detto che non puoi salvare chi non vuole essere salvato.
Così ho capito che per una qualche strana ragione, sebbene il mondo è forse come ce lo si mette in testa, non è detto che tutti tendano verso le medesime scelte.
Non tutti vorranno correre su di una distesa prateria.
Non tutti avranno gli occhi per ammirare alberi in fiore.
Non tutti avranno l'accortezza nello sciogliere fiori, i più belli, i più profumati, e di coglierli a piene mani per annusarne il profumo.
Non tutti cederanno all'intreccio delle sfumature.
Nè guarderanno i colori come fosse l'attesa di una stella cometa.
Non tutti vorranno imparare.
A creare forme d'amore, come a riceverle.
Non tutti saranno coscienti dell'esistenza di queste porzioni di mondo, in cui non esisteranno metodi, schemi o regole che seguiranno una logica di merito.

Esisteranno loro che avranno avuto la fortuna di incontrare qualcuno disposto a concederglielo.
E noi, con il privilegio di custodirlo. 

Ma nonostante tutto, saremo noi i più forti.
Anche quando ne usciremo a brandelli.
Anche quando ci sentiremo fragili come schegge di vetro.
Anche allora, saremo quelli forti con la sola pretesa di insegnare loro le sfaccettature di un mondo inesplorato pur non volendo nulla in cambio, ma per quella bizzarra attitudine atta a voler proiettare all'esterno tutta la bellezza di quel mondo, a cercarla o crearla anche in chi ci circonda. Perché in fondo a se stessi ci si basta.

E così avremo imparato che la vita, in fondo, è una scommessa. 
Si può vincere quando credevamo non vi fossero possibilità.
Si può perdere, anche quando credevamo di avere la mano giusta.
Ma solo se si gioca.
Che ci saranno seconde possibilità, forse.
Ma solo se si ha il fiuto di coglierle.
Chi non lo fa, perde sempre, tutto.

Così avremo capito che quell'adrenalina non è per tutti. Solo per i coraggiosi, per quelli che un giorno sperano di uscirne vincenti.

E sarà naturale scegliere chi far entrare e chi escludere da quella porzione di mondo che qualcuno, forse dall'alto, ci ha offerto come un dono prezioso che si avrà sempre il privilegio di custodire.

Insieme a lui, non si perde mai.