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giovedì 26 giugno 2014

Profumo di pioggia.

A volte si avverte l'esigenza di pulire casa, non con scopa e paletta, ma aprendo tutte le finestre, lasciando che l'aria passi, annusando il profumo della pioggia che ti entra dentro, fitta e silenziosa, senza che nemmeno faccia rumore con il suo solito tintinnio sull'asfalto.

E allora pensavo alle colpe e ai desideri, a quanto questo binomio fosse così imperfetto nella sua perfezione. A quanto il desiderio ci renda colpevoli, eppure così innocenti per il solo fatto di volerlo. Pensavo quanto costi cedervi, e quanto perdi se non lo fai. Pensavo se sia possibile avere colpe e non sentirsele come toppe cucite addosso. Se è possibile che il desiderio superi la colpa, al punto da diventare la priorità. Pensavo alla definizione da dare a chi é poco intrepido nel pensare che in fondo il desiderio può nascere da quello che qualcuno chiama istinto, io invece cuore, quel muscolo che vende pacchetti di felicità se imparassimo ad ascoltarlo, mai sensi di colpa.

E ho pensato che tutti abbiamo, nel corso del nostro anno, dei giorni "speciali", di quelli che vorresti non passassero mai, quegli stessi che invece vorresti volassero per fare più luce dentro di te. Quei giorni in cui nonostante le colpe, la tua leggerezza viene prima, il tuo sorriso è più importante, parlare diventa quasi più sano.

Quei giorni in cui delle persone, senza far troppo rumore, come schizzi di pioggia che bagnano i vetri delle finestre, il cui rumore é così lontano dall'essere percepito, entrano in casa e te la rassettano, come se lì dentro ci avessero sempre vissuto, ed invece è la prima volta che vi si accostano. Ti spostano mobili, rilegandoli in posti in cui non avresti mai pensato di farceli stare. Ti aprono finestre, quelle che tu per pigrizia avevi sempre lasciato chiuse. E ti parlano tanto, lasciandoti in silenzio ad ascoltare quello che in fondo pensi anche tu.

Ma in tutto questo spostare e cambiare, in realtà, non c'è niente che non avresti voluto fare anche tu. Solo che non lo facevi, perché ti avevano sempre detto che la posizione dei mobili era perfetta, che per aprire le finestre c'era troppo freddo, e allora tu acconsentivi, per pigrizia, o forse perché ti faceva bene credere che in fondo tutto era perfetto, nella sua visibile imperfezione.

Fin quando poi qualcuno ti ha chiesto: "Lo senti questo profumo di pioggia?"

Tu lo hai annusato, e ti piaciuto tanto da voler lasciare le tue finestre aperte, sempre, anche dopo che smetterà di piovere, anche oltre i tuoi "giorni speciali".