giovedì 11 ottobre 2012

Andrà tutto bene alla fine, e se non andrà non sarà la fine!

" Andrà tutto bene alla fine, e se non andrà non sarà la fine ".
John Lennon aveva capito tutto.
E forse dovremmo cominciare a capirlo anche noi.
Sì perchè lasciamo sempre che il nostro stato d'animo venga condizionato da eventi dall'esito incerto, cui diamo presumibilmente un peso rilevante, che ci sovraccaricano di ansia.
Se qualcuno una volta ha detto "che l'ansia è una cattiva consigliera" avrà avuto le sue buone ragioni.
L'ansia appanna il cervello, non ti fa ragionare, e sebbene tu possa essere la persona più solare ed allegra di questo mondo, cominci ad elaborare idee di uno spiccato pessimismo Leopardiano, o nei casi più estremi diventi la sorella minore di Jacopo Ortis, che in alcuni momenti rispetto al tuo stato d'animo potrebbe apparire addirittura più "gioviale".
Ecco. In questi casi non si può fare nulla. Questione di carattere, come si suol dire.
Però forse dovremmo pensare alla frase di John Lennon e focalizzare l'attenzione sul "non è la fine".
No, perchè non sarà la fine se al tuo capo non andrà bene un tuo lavoro. Non sarà la fine se l'esame all'università non sarà andato come invece aspettavi ti andasse. Non sarà la fine se il tuo fidanzato ti chiederà di vedervi ed in quella sede deciderà di lasciarti. Non sarà la fine se quello che avevi progettato non si realizzerà. Perchè tu, con tutto quello che sei, ci sarai ancora e non finisci. Non sarà la fine di te, ma solo di aspettative, di progetti, di idee che avrebbero potuto prendere forma e far parte della vita ma non succederà. E non sarà colpa tua nonostante ci abbia messo tutto te stesso.
Accadrà altro, che forse cambierà il corso degli eventi sino al punto che penserai un giorno "Meno male!"
Qualsiasi cosa accada non succede mai per caso. Chiunque incontriamo nel nostro percorso di vita non giunge a caso, ma giungerà sempre per dirci qualcosa, per insegnarci e trasmetterci ciò di cui avremo bisogno, anche se non riusciremo a comprenderne la portata sin da subito.
Dovremmo cominciare a capire che le persone che ci sono attorno, gli eventi che si susseguono che spesso hanno la forza di risucchiarci e farci sentire piccoli, non possono condizionare la nostra esistenza. Noi siamo già abbastanza, anzi siamo forse TUTTO ciò di cui abbiamo bisogno. E non sarà mai la fine fin quando rimaniamo noi a dare nuovo inizio alle cose che nell'accadere potrebbero addirittura sorprenderci.
E' solo quando ci dimentichiamo di tutto questo che comincerà la fine. Per questo motivo " let it be " !

mercoledì 10 ottobre 2012

Quando siamo ad un bivio basterebbe chiudere gli occhi.

A Serena piace Mattia. A Mattia probabilmente piace Serena. Però poi arriva Stefano e le cose si complicano. Sì perchè Mattia la guarda da lontano, a volte si nasconde, teme di dirle cose stupide. Non è una persona insicura ma tutte le sue difese irragionevolmente calano quando il suo sguardo raggiunge il volto di Serena, immaginando come fosse uno dei ritratti più belli mai raffigurati il taglio dei suoi occhi, la carnosità delle sue labbra, la sinuosità del suo corpo. Poi però arriva Stefano che si avvicina, la accarezza, le parla e non le dice mai cose scontate. Stefano si racconta con veemenza, come se fosse un fiume in piena. Serena lascia che Stefano si racconti perchè ne avverte il bisogno, viene travolta da queste acque come in un vortice che non riesce a fermarsi. A Serena comincia a piacere Stefano per la sua voglia di proporsi e per il modo in cui si è quasi imposto nella sua vita, senza forse darle possibilità di scelta. Stefano, Mattia e Serena hanno storie diverse, ognuno ne ha una propria. Eppure sembra che si stessero quasi aspettando da una vita intera per potersele raccontare a vicenda ed ogni volta che si trovano insieme non vedono l'ora di farlo.
Mattia si racconta poco. Eppure in quel poco che racconta di sé Serena ne percepisce una delicatezza incommensurabile. E' stata travolta dal veemente racconto di Stefano, ma le parole di Mattia, l'espressione del suo volto, la luce che riesce a cogliere dai suoi occhi non è in grado solo di travolgerla, ma la risucchia.
E' come se Serena stesse correndo su una bicicletta a tutta velocità e all'improvviso incontrasse un bivio. Non può frenare, non c'è tempo, deve scegliere immediatamente cosa fare. Talvolta prima di prendere una decisione importante ci prendiamo del tempo per pensare, anche se poi questo stesso tempo diventa per alcuni un movente per non scegliere mai senza mai definire chi si è e cosa si vuole. Serena però è ad un bivio, non c'è tempo e non può frenare. E Serena sceglie quella strada che laddove si rivelasse sbagliata sa che potrà probabilmente riportarla comunque al punto di partenza. L'altra sembra impervia, e quasi certamente potrebbe condurla da qualche parte da dove sarà impossibile tornare indietro e si sentirà persa.
Serena sceglie Stefano perchè è più semplice. Anzi si convincerà di aver scelto Stefano, ma in realtà è Stefano ad aver scelto lei, e lei si è semplicemente adattata alla sua scelta senza opporre resistenza. Perchè quando sei travolta da un vortice di emozioni che quasi ti si impone con veemenza è più facile tirarsene fuori rispetto a quando questo vortice ti risucchia entrandoti dentro senza far rumore, silenziosamente, quasi in punta di piedi. A Serena sembrerà di aver fatto la scelta giusta, ma non lo è. Il punto è proprio questo. Talvolta prendiamo decisioni che non rispecchiano noi, perchè siamo ossessionati dal timore di deludere l'altro. Ma la verità è che le nostre decisioni, per quanto possiamo sforzarci, deluderanno sempre qualcuno. Serena nello "scegliere" Stefano ha probabilmente deluso Mattia, ma se ritornasse sui suoi passi scegliendo Mattia deluderebbe Stefano. Qualunque decisione Serena avesse preso avrebbe certamente deluso qualcuno. Serena però non si è mai interrogata, non ha mai chiuso gli occhi per un attimo e immaginato con chi volesse stare in quel preciso istante. Non c'era abbastanza tempo, era ad un bivio e non poteva frenare. Ma se lungo quella discesa percorsa ad altà velocità l'avesso fatto anche solo per una manciata di secondi, quasi certamente le ruote della sua bicicletta l'avrebbero condotta dalla parte opposta, in quella strada impervia che probabilmente l'avrebbe condotta in zone inesplorate ed affascinanti ove avrebbe pensato di restare e non le sarebbe importato di sapere come tornare indietro.
Allora poichè ogni nostra decisione finirà sempre per deludere qualcuno, il nostro primo pensiero non deve essere rivolto a chi potrebbe provare più o meno delusione ed agire di conseguenza, perchè in questo modo deludiamo solo noi stessi, non ci diamo la possibilità di imporci con le nostre scelte, ci neghiamo la possibilità di essere noi stessi, non solo con il nostro cervello, ma soprattutto con il nostro cuore che è l'organo che più risentirà l'insoddisfazione di scelte razionali ma non sentite, quindi sbagliate.
Non lo so se Serena potrà mai tornare indietro. Probabilmente Stefano si sarà imposto nella vita di un'altra con i suoi racconti e Mattia la starà ancora aspettando, o forse il contrario, o ancora può darsi che Mattia e Stefano siano completamente ignari di tutto questo.
Ma c'è pur sempre un cuore che batte ed un respiro troppo affannato.
E quindi Serena forse deciderà di tornare a casa a piedi, passeggiando senza che nessuno le metta fretta, col cuore colmo di angoscia perchè forse Mattia ha smesso di aspettarla.

martedì 9 ottobre 2012

Ascoltate cosa dice il silenzio.

Dovremmo imparare a vivere di silenzi. E non solo perchè talvolta le parole feriscono, nè perchè possono rompere equilibri fittizi uscendo come schegge impazzite dalle nostre bocche, ma perchè dentro un silenzio c'è molto di più di ciò che è contenuto in una serie concatenata di parole. I silenzi uniscono più di quanto lo facciano le parole. E' questo il più grande paradosso. Talvolta ci sforziamo a cacciar fuori parole quando invece la risposta più adeguata è il silenzio. E' nel silenzio che ritroviamo l'altro, è nel silenzio che ci si congiunge, è in quello stesso silenzio che ci si sfiora senza mai toccarsi, è nel silenzio che a volte ci si comprende, è in quel silenzio che ascoltiamo il battito ed il respiro dell'altro. E' dal silenzio, senza toccarsi, che si dovrebbe cominciare. Perchè a volte siamo abituati a bruciarci subito e a spegnerci presto, a dover colmare spazi vuoti di parole credendo di averli resi pieni ma in realtà sono più vuoti di prima, non riuscendo a rendere dignitoso quel silenzio, quello spazio che sebbene sembri vuoto si riempie di noi e dell'altro. Dovremmo cominciare dal silenzio, da quello sfiorarsi mai troppo, da quegli spazi silenziosi dove le nostre anime strisciano sino a congiungersi, sino a che i cuori non potranno che fondersi in un silenzioso ritrovarsi, in un universo di anime che silenziosamente impareranno ad amarsi.

Vedi Napoli e poi muori.

Vedi Napoli e poi muori. Un rappresentante leghista potrebbe aggiungerci "Sì vedi Napoli e poi muori perchè sei ci vai probabilmente ti sparano.." e forse sì, vedi Napoli e poi muori perchè come si dice da noi potresti morire " e coller' ". Però potresti morire anche perchè oramai non ci sarebbe più niente di incredibilmente assurdo da vedere, niente di così folcloristico, gesti, movenze e modi di fare che ti entrano completamente dentro, che non riuscirai più a dimenticare, nè riuscirai a ritrovare altrove, perchè Napoli, diciamocelo, è quasi una "cultura" ed una "tradizione" che non trova eguali da nessuna parte.
E non mi riferisco alle tante risorse artistiche e paesaggistiche di cui gode questa città, ma proprio al "napoletano medio". Sì il napoletano è quello che si alza di lunedì mattina e la prima cosa che dice è "Maronn, è lunedì, che botta 'nfront!". Il napoletano medio è quello munito di scooter che utilizza proprio come fosse un'autovettura, portando con sé la moglie ed il figlio, e quando una pattuglia di carabinieri lo ferma si giustifica esclamando "Brigadiè, mi dovete scusare!Siamo solo in tre perchè stavo andando a prendere la nonna, sapete è anziana, la accompagno a fare degli accertamenti ed è voluta venire tutt a famigl appriess " "Sì ma il casco?" "Eh, mi dovete scusare, ma sono claustrofobico!"
Il napoletano medio ti vuole sempre offrire un caffè. Magari tu, che vieni da Ancona, non lo vuoi questo caffè. Sei un tipo nervoso ed il caffè non ti è mai piaciuto. Ma se incontri un napoletano, appena dopo esservi salutati lui ti dirà da copione "Dai, vieni, ti offro un caffè!" E tu potrai giustificarti quanto vuoi ma questo caffè te lo devi prendere. Sì, potrai avanzare mille scuse, potrai anche dire che addirittura il tuo medico ti ha consigliato di non prenderlo ma lui a quel punto ti dirà "No, chill e medici nun capiscn nient.. il caffè FA BENE alla circolazione!" Eh sì a quel punto non potrai desistere. Con un napoletano è inutile combattere, in un modo o nell'altro, avrà sempre ragione lui ed in un modo o nell'altro vi farà fare sempre esattamente ciò che dice.
Il napoletano, e parlo sempre di "napoletano medio", quello nelle cui vene scorre sangue "azzurro" di fronte ad un immagine di Diego Armando Maradona è capace addirittura di farsi il segno della croce. Molto spesso ce l'ha proprio tatuato in petto. Sì perchè il calcio da noi è oramai un qualcosa che si è insediato nel substrato culturale. Quando gioca il Napoli non c'è per nessuno ed ognuno ha i posti assegnati, un po' per scaramanzia, perchè se qualcuno osa sedersi in un posto diverso dal solito il Napoli rischia di perdere. E quando si va allo stadio non si può andare sprovvisti di roba da mangiare. Tre panini a testa vanno più che bene o anche una frittata di pasta che tua madre ti avrà preparato utilizzando gli spaghetti avanzati del giorno prima, perchè poi ci sarà qualcuno con scodelle di insalata di riso, insalata di pasta o pollo che vi chiederà di "favorire" e quindi per la fine della serata avrete sicuramente lo stomaco pieno e potrete riposare tranquilli. Sì lo stomaco pieno. Questo per il napoletano medio è un problema. A tua nonna non interesserà se ti droghi, vai a rubare, se nella tua vita ti dedichi a traffici illeciti. No, a tua nonna, o anche tua madre, interesserà soprattutto "se hai mangiato". Sì perchè, come si dice da noi, se hai mangiato "stai apposto".
Il napoletano la domenica a pranzo si "deve distruggere". Si comincia dall'antipasto, per poi passare alla lasagna, al secondo piatto accompagnato da due o tre contorni. Frutta, perchè è giusto mangiare anche cibi sani, dolce e caffè. Sì, anche il dolce. E se nessuno l'ha preparato o nessuno ha comprato un vassoio di sfogliatelle? Il marito rivolgendosi alla moglie: "Ma come? E' domenica e nessuno di voi ha pensato di comprare le sfogliatelle?Ma che domenica è?" e la moglie giustificandosi "Sì, scusa, hai ragione, ma i figli che ci stanno a fare?Voi uscite di domenica mattina e nemmeno ci pensate?" e i figli "Ma papà, ma noi pensavamo che qualcuno ci avesse pensato, e adesso COME FACCIAMO?" Sì, si solleva il "caso sfogliatella" che si concluderà con il nonno, che alzatosi da tavola e rivolgendosi alla nonna dirà: "Maria, dai, prendi la pastiera che hai preparato.. chist nun so buon propr.. manco il dolce ci fanno trovare!" Tutti saranno felici e contenti ed il nonno, come se stesse a stomaco vuoto dirà "Avete visto?Se non era per la nonna, come al solito, oggi NON SI MANGIAVA". Sì perchè il dolce della domenica è tradizione, un'icona, un po' come Pulcinella.
Sì alla fine facciamo ridere e riusciamo ad esportare la nostra cultura ovunque. Quando il napoletano medio va all'estero riuscirà a farsi capire, se non parole, a gesti, perchè non esiste: lo straniero TI DEVE CAPIRE comunque. Poi però quando ti chiedono da dove vieni, e tu rispondi fiero: "Da Napoli!" ti sentirai rispondere: "Ah, avete la camorra!" Eh sì, il teatrino di Pulcinella che ci ha fatto tanto ridere a quell'affermazione cala il sipario. Perchè Napoli, la città del sole, della pizza, e di Pulcinella, è anche la città della camorra. E al napoletano, tanto legato alle sue origini, fa male doversi giustificare di una cosa che purtroppo è reale e alcuni pensano "non possiamo farci niente". No, questo no. Noi possiamo fare qualcosa. Innanzitutto possiamo cominciare a parlare di "camorra" in quegli ambienti dove invece sarebbe meglio "tacere". Possiamo cominciare a "boicottare" questa enorme piaga che trafigge il cuore di una città splendida quanto disgraziata. Possiamo fare qualcosa perchè come un'azienda che ristruttura il suo assetto cambiando gli amministratori, possiamo mandare a casa chi per anni ci ha amministrato, ammanigliandosi con questi "grandi uomini della camorra", con uno strumento molto semplice: il voto! Possiamo cominciare a proporci, a proporre le nostre idee innovative che combattono quel logoro e quel vecchiume che non possiamo più tollerare, anzi, non lo dobbiamo più fare. E' difficile cambiare. Forse impossibile. Una mentalità forse non si può radere al suolo, ma credo che sia importante per una che come me non vale niente, che sta solo scrivendo, e anche per ciascuno di voi che abbia coscienza, parlarne, proporsi ma soprattutto OTTEMPERARE ai doveri di un normale cittadino, perchè le più grandi "rivoluzioni" sono sempre partite dal basso per poi giungere ai vertici.
Forse così Napoli potrà pensare di cambiare, e forse il nostro caffè sarà più buono e la nostra sfogliatella sicuramente più dolce per chi ci viene a trovare, in questa città splendida quanto disgraziata.

lunedì 8 ottobre 2012

Gli uomini guarderanno sempre le altre.



Gli uomini si distinguono per categorie ma nonostante tutto avranno sempre qualcosa che li accomuna: guardano sempre ed inevitabilmente le altre. Sì perchè c'è chi crede di avere accanto l'uomo perfetto, chi non ha occhi che per la sua donna. Scordatevelo. E' nella natura dell'uomo guardare le altre. Come recita un detto "L'erba del vicino è sempre più verde", ma non significa che non vi ami o non vi desideri abbastanza. Magari voi avete perso due ore dal parrucchiere per cambiare taglio o farvi i colpi di sole per dare più luce al vostro volto. Magari siete passate dall'estetista per il manicure e magari avete anche perso un intero pomeriggio nello scegliere l'abito adatto, ma quando vi vedrà non dirà nulla se non sotto vostra sollecitazione : " Amore non noti nulla di diverso?" E lui, che realmente non nota nulla, non saprà come uscirsene e vi rifilerà la solita frase banale: " Sì amore. Stasera sembri più bella!" E voi comincerete a farvi delle pippe del tipo " Più bella? Che significa? Che le altre volte ero un cesso!?!E poi.. Sembro? Significa che allora non lo sono mai stata realmente per te?!?" Cose di questo tipo.. E staremo tutta la sera a fare attenzione su cosa o su chi si posi il suo sguardo. Non lo fate, per carità! Eh sì perchè un uomo può avere accanto anche una di quelle modelle alte un metro e novanta, di quelle biondone da guardare a distanza, con un trucco perfetto, una di quelle che sembrano arrivino da un altro pianeta, con addosso uno di quegli abiti che risalta in pieno le loro forme, ma se passa un'altra la guardano comunque. I romantici cominciano dal volto per poi passare al seno e quando si gira al culo. I pervertiti sono in grado di guardare culo e seno insieme perchè hanno un qualche strano potere che gli permette di visionare tutto in tempo reale. I timidi guardano il volto, gli occhi, la bocca, però una sbirciatina a seno e culo la faranno sempre, di questo state tranquille. C'è qualcuno che sembra non lo faccia. Quelli sono i più astuti che l'hanno già fatto prima ma tu, che non te ne sei accorta, ti convincerai che è lui è proprio quell'eccezione che conferma la regola. Sì, che bravo ragazzo.
Sì ci innervosiamo perchè alla fine comunque vada lui le altre le guarderà sempre. Ma la verità è che se uscissimo per la prima volta con un uomo, per una di quelle serate tranquille, solo per "conoscersi meglio" e passasse accanto al nostro tavolo una donna dall'aspetto gradevole, forse anche più bella di noi, e lui non si soffermasse a guardarla nemmeno un secondo, potremmo cominciare a farci pippe del tipo " Forse è omosessuale. Ecco perchè mi ha portato qui solo con l'intento di fare quattro chiacchiere. E' chiaro, sì è gay. Oppure, può darsi che stia prendendo i voti. Sì è chiarissimo. O è omossessuale o sta per offrire la propria vita nelle mani del Signore. Che poi non cambia molto, il risultato è lo stesso. Non guarda le altre come non guarda me." Non pensiamo mai che chi ci è accanto abbia invece potuto scegliere qualcun'altro, ma invece ha scelto noi. Forse guarderà anche il balcone di un'altra, il culo dell'altra, e dell'altra ancora. Forse tu non hai una quarta, un culo sodo abbastanza, non sai truccarti perfettamente, non riesci mai a scegliere l'abito adatto a risaltare quelle poche curve che hai. Eppure lui ha scelto te. Ha scelto te e non c'è un perchè. Ha scelto te per come ridi, per come parli e per quello che dici. Ha scelto te perchè sei sagace, e sei attraente anche con un maglione e un jeans che non risaltano le tue curve. Ha scelto te perchè avrà pensato di portarti a letto probabilmente ma avrà prima voluto conoscere le smorfie del tuo volto, il suono della tua voce, la luce dei tuoi occhi, per poter capire se poter entrare nel tuo animo o solo nel tuo corpo. Ha scelto te e questo ti deve bastare, altrimenti si finisce per rovinare tutto. Perchè uno che non guarderà mai le altre o è gay o sta per farsi prete, e a meno che tu non voglia correre dietro ad uno che vuole un uomo come te o vorrà solo Nostro Signore, devi accettarlo. Perchè in fondo è anche bello sapere che le altre le guarda ma poi torna da te!

Quanto costa una scelta?

"Avrei voluto.."
"Se solo avessi saputo.."
"Vorrei ma non posso.."
"Non è colpa tua.."
"Scusami ma.. non è il momento giusto, forse. "

Ogni volta che sentiamo pronunciare queste frasi dovremmo convincerci del fatto che chi le pronuncia avrebbe voluto, ma la verità è che non lo vuole. Avrebbe voluto saperlo, ma la verità è che non te l'ha chiesto e non ha mai pensato di farlo. Non può perchè non lo vuole, non TI vuole, per questo considera il momento NON giusto. I momenti giusti non esistono, è questa la verità. Molto spesso ci si auto-convince che la persona sia giusta ma il momento non adatto, o del contrario, cioè che il momento sia propizio ma la persona che ci è accanto non sia quella adatta a noi. Ecco io credo solo in questa ultima alternativa.
Perchè la verità è che quando la persona la consideriamo "giusta" non esistono i "se" ed i "ma". Nè quelle frasi da copione del tipo "avrei voluto, ma non posso, non è il momento giusto".
E' così complicato trovare una persona "giusta" che il momento è sempre quello giusto per starle o stargli accanto, anche se il tuo o la tua persona giusta non ti siedono accanto, ne riusciremo sempre a percepire la presenza, il suo profumo inebrierà la stanza, la sua voce sarà come un tamburo nelle orecchie che non vuol smettere e quindi forse sarai quasi costretto a pensare che lui o lei siano giusti quanto il momento perchè dopo tutto quello che succede nella tua testa pensando a lei o lui capirai di volerla/o, di voler sapere dove si trovi, con chi si trovi, se ha un altro o un'altra, e che non è colpa sua perchè la colpa è soltanto tua se ti sei ridotto/a così. Allora c'è quella frase che dice "sii te stesso". Sì si dovrebbe esserlo, ma la verità è che essere se stessi è troppo rischioso. Perchè se sei te stesso scegli, e a noi a volte fa più comodo essere scelti, perchè è più semplice adattarsi alle scelte degli altri che elaborarne di proprie. Però poi alla fine dei conti cosa ne ricaviamo? Un'eterna insoddisfazione. Sì perchè quella soddisfazione, quella vitalità, quell'entusiasmo e quella profonda gioia che solo una scelta nostra e soltanto nostra ci regala non la proveremo mai. Quando siamo scelti sappiamo di tuffarci in acque, forse anche abbastanza profonde, ma siamo consapevoli che qualcuno sarà lì a prenderci a braccia aperte insegnandoci a nuotare se non lo sappiamo fare, o quanto meno a rimanere a galla. Quando scegli, invece, ti tuffi e non sai proprio niente. Non conosci la profondità delle acque e non sai se saprai mantenerti a galla, forse nessuno te l'ha mai insegnato e molto probabilmente non ci sarà nessuno che a braccia aperte ti salverà e ti dirà come fare. E' ovvio che nessuno vuol rimanere solo in questa vita. E' ovvio che tutti aspettano qualcuno, in un modo o nell'altro. Ma spesso accade che ci tuffiamo in acqua solo perchè c'è qualcuno disposto a prenderci, qualcuno che ci dirà come fare, dove andare e come galleggiare. Questo significa che quando non ci sarà la certezza che qualcuno ci prenda, noi non riusciremo a tuffarci, mai. Sì perchè abbiamo paura di non saper nuotare, paura che le onde possano travolgerci, paura che nessuno sia lì a salvarci. Ma potrebbe capitare il contrario. Ci tuffiamo, e scopriamo che in fondo per galleggiare basta muovere soltanto le braccia ed i piedi, a volte ci saranno onde così forti da non farci rimanere più a galla ma noi, che l'abbiamo imparato, sapremo come risalire. E forse, a furia di nuotare, finiremo in luoghi inesplorati che abbiamo scelto noi di raggiungere. E forse, lì tra le acque, troveremo qualcuno che come noi, ha imparato a mantenersi da solo a galla, ma cerca compagnia per nuotare.
Questa volta abbiamo scelto noi di tuffarci, di imparare a nuotare, di restare soli, e scelto noi con chi nuotare, nessuno ce l'ha imposto. L'abbiamo scelto. E forse è questo il senso di tutto. Dobbiamo cominciare a scegliere e non accontentarci di essere scelti. Perchè quando scegli sei tu, quando sei scelto ti trasformi nella scelta dell'altro ma tu dove sei finito? E' forse questo il primo passo per cominciare ad essere se stessi. Talvolta facciamo pensieri che sembrano tremendamente imbarazzanti, pensieri che incutono timore anche a noi che li facciamo passare per la nostra testa. Perchè magari c'è chi ci aspetta a braccia aperte perchè ci ha scelto, ma dall'altro ciglio della strada c'è chi invece ha le braccia conserte perchè è convinto che tu preferirai chi ti ha scelto. Invece tu magari vuoi scegliere lei o lui e mandare al diavolo chi ti sceglie, perchè sei stufa di essere scelta da chi poi alla fine ti getterà via per una nuova scelta, ed un'altra ancora. Ma quanto costa una scelta? Costa essere se stessi. E quanto costi tu? Tu costi quanto la tua felicità. Ma la verità è che nonostante tutto questo parlare di scelte, saranno poche le volte che riusciremo a farlo. E non perchè valga poco la nostra felicità, ma perchè siamo troppo vigliacchi per essere noi stessi in alcune circostanze, troppo poco coraggiosi per scegliere. E quindi magari aspetteremo che sarà l'altro a sceglierci per rendere tutto più semplice. Ma magari dall'altra parte lui o lei staranno aspettando la stessa cosa. Quindi vivranno una vita intera nell'attesa dell'altro ed intanto passeranno la loro vita ad essere scelti da altri nonostante la loro scelta l'abbiano già fatta, senza mai riuscire ad esprimersi.

domenica 7 ottobre 2012

Una questione di cocci.

E' vero che l'esperienza insegna a non sbagliare più?
Non lo so, di questo non ne sono tanto convinta.
Se fosse così probabilmente adesso sarei una persona forte, che sa quello che vuole e soprattutto quando prenderselo. No, invece no. Sono fragile come una scheggia di cristallo, so solo cosa non voglio ma ciò che voglio ancora non mi è molto chiaro e sbaglio sistematicamente i tempi. Ma la cosa ancora più preoccupante è che adoro sbagliare. Mi procura una sensazione così eccitante che lo faccio di continuo.
Forse nel perseverare, come recita un detto, si diventa "diabolici", io invece credo solo che serva a distinguerci da entità robotiche che non sbagliano mai perchè tutte rigidamente programmate. Ma ditemi, un essere umano, fatto di carne, dotato di parola e pensiero, come può programmare la sua vita e soprattutto fare in modo che tutti i suoi programmi vengano sistematicamente a conclusione? Se qualcuno lo sa, che me lo dica, perchè onestamente in questo sono una frana totale.
Ah sì poi c'è quella storia che quando si sbaglia, si cade e ci si deve rialzare e tutti sono felici e contenti perchè l'importante è raccogliere i cocci e ricominciare.
La verità? Ho sempre fatto l'esatto opposto e creduto fermamente nel contrario.
Io sbaglio. Tanto, a volte troppo.
Penso "Ecco, ci risiamo, l'ennesima delusione!"
Una qualsiasi donna o uomo che sia dotato di raziocinio pensa subito alla frase che oramai è diventata un luogo comune "La prossima volta non lo farò mai più!"
Bene. La verità?L'ho detta anche io quella frase in qualche sporadico momento di lucidità ma poi dicevo a me stessa che non potevo farmi promesse fittizie che di certo non avrei saputo mantenere. Perchè l'avrei rifatto, questo è certo. Ci sarei ricascata sistematicamente. Allora forse il punto non è non sbagliare più, ma una volta che si sbaglia cercare il modo più adatto per risbagliare in futuro.
Arriviamo alla caduta. Ecco. Io cado rigorosamente senza paracadute da vette altissime. Cosa si prova? Un dolore atroce. Per la verità mi faccio male per qualsiasi cosa, e la mia vena spiccatamente passionale mi fa vedere come fossero vette altissime anche semplici colline. Ho sperimentato varie modalità di cadute libere : di pancia, di schiena, di testa, di fondoschiena.. il risultato? Sempre lo stesso. Quando cado ho bisogno di vivere la caduta e tutto ciò che ne consegue nella totale pienezza. Per la verità non credo molto a chi dall'esterno mi dice "Ora devi rialzarti!" perchè è un po' come chi ti dice in che modo correre mentre per una vita intera è rimasto a crogiolarsi su una sedia a dondolo, di quelle stantie, che trovi nelle vecchie cascine abbandonate, conoscendo dunque come unico movimento quello ondulatorio della sua sedia che avrà fatto la forma del suo fondoschiena. Tu cosa ne sai di come si cade, di cosa si prova e di come e quando sia giusto rialzarsi. Io la caduta e il dolore post- caduta me li sono sempre goduti in pieno. E ho sempre aspettato il momento giusto per decretare la fine di quel dolore che dopo un po' non mi sembrava nemmeno più così atroce. Il passo successivo sarebbe la raccolta dei cocci. No, non fa per me. Anche perchè per come sono imbranata finirei con una trentina di quelle minuziosissime schegge conficcate nelle dita. Che faccio? Getto tutti i cocci rotti e compro qualcosa di nuovo o lo costruisco io, qualcosa che dia luce e aria nuova.
Mettersi lì in un angolo ad attaccare con una pazienza certosina i cocci rotti non fa per me, ma credo proprio che non faccia parte del concetto di "ricominciare". Perchè sebbene sistemiate tutti i cocci, ciò che è rotto apparirà sempre rotto. E credo che nessuno voglia trascorrere una vita intera a rompere e riattaccare, per poi ritrovarsi con tanti cocci sistemati ma nulla che sia in grado di trasmettervi vita, niente di profondamente innovativo, niente che non appaia "rotto". Ricominciare, o sapersi rialzare, significa partire ogni volta da un punto di partenza che non sia però il precedente.
Allora tu che stai piangendo perchè hai in mano dei cocci rotti di un amore ormai svanito, prendi quei cocci e gettali in un cestino, dal balcone, in testa a qualcuno, dove vuoi, l'importante è gettarli. Poi apri l'armadio e indossa i vestiti più colorati che hai, perchè una donna "colorata" apparirà felice agli altri fino a che non ti convincerai di esserlo anche tu e che oramai la tua storia è acqua passata e che tanta altra acqua passerà sotto i ponti.
E tu che ti stai logorando il cervello perchè vuoi una donna che pensi che non ti voglia perchè ti considera un amico, o è la donna di qualcun altro o chi sa per quale strana ragione ti sarai fissato che potrà essere tua solo in un universo parallelo. Prendi i cocci che hai voluto rompere da solo tra le mani, non gettarli, questa volta ti consiglio di ingerirli per farti capire quanto fanno male delle stupide idee che concretamente non trovano ancora nessun reale riscontro. Poi corri a dirle quanto la desideri. Non si può vivere di rimpianti.
E tu che piangi perchè la tua vita non cambia mai. Stessi amici, stesso bar, stessa compagnia, stessi locali notturni, casa, università o lavoro. Questa volta ti dico io di rompere tutto. Una volta rotto tutto gettali al vento e trova in te la forza di ricominciare in un posto nuovo, di costruire una vita all'altezza dei tuoi sogni, di ricostruire te mandando a quel paese l'immagine che di te si è proiettata nel tempo e che non faceva altro che farti male. La nostra vita può diventare straordinaria. Basta realizzare cose straordinarie che non sono necessariamente andare sulla luna o scalare le vette più alte del mondo. Straordinarie diventano quelle cose che facciamo con passione, perchè siamo noi, messi completamente a nudo e a contatto col nostro essere, ad immergerci totalmente dando vita a qualcosa di incredibilmente meraviglioso, perchè noi possiamo essere meravigliosi, basta convincersene.